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Ecomafia 2019. La criminalità ambientale è in ottima salute, in continua crescita

Il rapporto Ecomafia 2019 dipinge il quadro italiano della criminalità ambientale in aumento: 28.137 reati ambientali solo nel 2018. Un nuovo invito a lottare contro chi avvelena impunemente il territorio, barattando il futuro delle nuove generazioni con il proprio profitto.

Il rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente, come ogni anno, scatta una fotografia molto nitida dell’attività della criminalità ambientale nel nostro paese grazie ai numeri delle forze dell’ordine e alle tante storie giudiziarie che riempiono le cronache. Al contempo, prova a fare un’analisi del fenomeno e delle sue trasformazioni e sollecita la politica perché fornisca strumenti più efficaci sul fronte della prevenzione e su quello del contrasto.

I reati ambientali non sono ancora priorità

Mai come oggi abbiamo la netta impressione che per l’attuale classe dirigente i reati contro l’ambiente, così come le altre attività della criminalità organizzata, siano tutt’altro che una priorità. Alla voce “sicurezza”, compare, mero strumento di propaganda elettorale, solo il tema dei migranti. La mafia, e l’ecomafia, sono nettamente fuori dall’agenda di governo.

Eppure, lungo la penisola, nel 2018 sono stati trafficati illegalmente 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, anche pericolosi, sono stati realizzati oltre 17mila abusi edilizi, anche con cemento scadente e in zone a rischio, sono stati depredati il patrimonio artistico, la flora e la fauna protette, con fatturati in crescita e un giro di affari stimato in 16,6 miliardi di euro.

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Nel 2018 in Italia sono stati trafficati illegalmente 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, anche pericolosi, e i reati legati al ciclo illegale dei rifiuti sfiorano la soglia degli 8.000 © Bas Emmen/Unsplash

Ancora in aumento i reati ambientali nel 2018

I numeri di questa edizione non danno adito a dubbi rispetto alla piena salute di cui gode l’ecomafia. I reati legati al ciclo illegale dei rifiuti sfiorano la soglia degli ottomila, mentre il settore del cemento fuorilegge raggiunge l’inedita quota di 6.578, con una crescita del 68 per cento rispetto all’anno precedente. Un incremento che si spiega con una novità importante di questa edizione del rapporto Ecomafia: per la prima volta rientrano nel conteggio anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Lievitano anche le illegalità nel settore agroalimentare, che sono 44.795, e crescono, seppur di poco, anche i delitti contro gli animali e la fauna selvatica con 7.291 infrazioni.

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I delitti contro animali e fauna selvatica in Italia sono aumentati ancora nel 2018 © Legambiente

Per tutta risposta, nei mesi scorsi, è stato approvato un condono edilizio a Ischia e, con la legge di conversione dei decreto “Sblocca cantieri”, sono state allargate le maglie dei controlli contro le infiltrazioni criminali e la corruzione nelle opere pubbliche. Una nota positiva è il bilancio dell’applicazione della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla.

Leggi anche: Ecogiustizia è fatta. I risultati dei primi mesi della legge contro i reati ambientali

ecoreati
La legge sugli ecoreati è in vigore dal 2015 © Ingimage

Continuare con tenacia contro gli ecocriminali

Il nostro auspicio è che il governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta e si mettano al lavoro sulle tante riforme che aspettano da anni di essere varate: dalla semplificazione dell’iter di abbattimento delle case abusive affidato ai prefetti, all’introduzione nel Codice penale i delitti contro le specie protette o quelli per fermare i trafficanti di opere d’arte o le agromafie.

Leggi anche: Agromafie, i numeri di un business che non conosce la crisi

È anche necessario rendere pienamente operativa la legge 132 del 2016, che ha istituito il sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente per aumentare la qualità dei controlli pubblici.  Inoltre auspichiamo che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni sia reso gratuito, perché non sia un lusso inaccessibile per le associazioni e i gruppi di cittadini. Infine, non meno importante, che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

Nonostante il quadro poco incoraggiante, siamo convinti che si debba continuare con lucidità e tenacia a contrastare gli ecocriminali, siano essi espressione dei clan mafiosi o di insospettabili uomini d’affari. Per questo abbiamo deciso dedicare questa edizione alle mamme che, dal Veneto a Taranto, passando per la Terra dei fuochi, non smettono di alzare la voce e combattere contro chi avvelena impunemente il territorio, barattando il futuro delle nuove generazioni con il proprio ignobile profitto personale.

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