![GreenAnt, intelligenza artificiale e satelliti al servizio dell’agricoltura](https://cdn.lifegate.it/vIusq7F19tfFCxIRJ3Hnx7EjoS0=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/06/greenant.jpg, https://cdn.lifegate.it/UhcHqggZY5JaKUfM6O4_fvebM8Y=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/06/greenant.jpg 2x)
Una startup innovativa mette satelliti e AI al servizio degli agricoltori in difficoltà a causa dei cambiamenti climatici, ma anche di governi e imprese.
Non solo una capsula biodegradabile che ritorna in ciclo, ma un progetto unico per coltivare funghi dai fondi di caffè.
È il ciclo che si chiude, quello pensato da Lavazza col lancio sul mercato della nuova capsula compostabile. Realizzata in Mater Bi, plastica biodegradabile prodotta da Novamont, la capsula può essere conferita con i rifiuti organici e dopo un adeguato processo industriale, diventare compost.
La ricerca, durata cinque anni, ha portato a presentare il nuovo prodotto in occasione di Fa’ la cosa giusta lo scorso marzo. Ricerca che ha permesso di mettere a punto un materiale speciale, estremamente resistente alle alte temperature – si toccano infatti i 90 gradi durante il processo che sprigiona la bevanda in tazza – e capace di mantenere allo stesso tempo inalterate aroma e caratteristiche del caffè.
Un prodotto certo di nicchia e acquistabile sul sito ufficiale di Lavazza, ma che comunque spiana la strada ad un nuovo tipo di ricerca nel comparto alimentare. Ovvero prodotti che impattino sempre meno sia durante il ciclo produttivo – il caffè contenuto nelle cialde è certificato Rainforest Alliance – sia a fine vita. La capsula finirà per diventare suolo fertile e tornare così nel ciclo naturale.
Tanto più che proprio in questi giorni la Commissione europea ha presentato i primi risultati del pacchetto sull’economia circolare contenente tra le altre le nuove norme in materia di concimi organici e ricavati dai rifiuti all’interno dell’Ue. Segno che anche dal punto di vista legislativo i tempi sono maturi per dare vita ad una filiera completa che sia in grado di riutilizzare alcuni rifiuti, in questo caso quelli organici, come materie prime e concimi.
Ma c’è di più. Grazie agli studi condotti negli anni dall’azienda piemontese in collaborazione con il Politecnico di Torino e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, i fondi di caffè diventano una risorsa utilizzabile per la produzione di funghi commestibili.
Il primo esperimento, condotto durante Expo 2015, ha permesso di raccogliere 1.500 kg di fondi di caffè che son diventati 150 kg di funghi. Come? Grazie ad un sistema chiamato FungoBox. Pensato per coltivare i propri funghi in casa, non si tratta altro che di una busta contenente il compost di caffè, della cellulosa e del micelio. Dopo due settimane dalla sua apertura e grazie a normali innaffiature si è pronti per il primo raccolto. Funghi che, assicurano i collaboratori di Upcycle: “hanno un livello di proteine più alto, un contenuto in fibre 3 volte maggiore e il 50 per cento di fosforo in più rispetto a quelli coltivati secondo metodologie standard”.
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