Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Il lato oscuro dell’ecoturismo, può essere una minaccia per la fauna selvatica
Secondo uno studio statunitense l’ecoturismo potrebbe alterare pericolosamente il comportamento degli animali.
L’ecoturismo, ovvero quella tipologia di viaggio responsabile, rispettosa dell’ambiente e dell’ecologia che predilige aree naturali e parchi, è in crescita costante. È sicuramente rassicurante sapere che il numero di persone interessate alle meraviglie naturali del pianeta sia in aumento, testimonia una crescente sensibilità verso fondamentali tematiche ambientali.
Osservare gli animali selvatici nel loro ambiente naturale è un’emozione unica, inoltre questo tipo di turismo viene promosso per finanziare la conservazione di aree naturali e dare sostentamento alle economie locali. Eppure questo crescente amore per la natura potrebbe essere una minaccia per la natura stessa, in particolare per la fauna selvatica.
È quanto emerge da uno studio condotto dal professor Daniel Blumstein, della University of California, pubblicato sulla rivista Trends in Ecology and Evolution. L’ecoturismo genera più di otto miliardi visite all’anno nelle aree protette di tutto il globo. Secondo lo studio l’assuefazione alla presenza dell’uomo potrebbe modificare il comportamento degli animali, rendendoli più vulnerabili sia ai bracconieri che ai predatori.
“Se gli animali si abituano agli uomini, e se le pratiche turistiche invasive incrementano quest’abitudine, si può dar vita a conseguenze indesiderate, come l’aumento del rischio di predazione – ha dichiarato Blumstein. – Anche una minima perturbazione causata dall’uomo potrebbe influenzare il comportamento di alcune specie e la loro funzione all’interno dell’ecosistema”.
La familiarità con l’uomo potrebbe essere nociva sia per gli erbivori che per i predatori, i primi abbassano la guardia e diventano più audaci anche nei confronti dei predatori naturali e dei bracconieri, mentre i carnivori, più elusivi, potrebbero essere scoraggiati dal grande afflusso di visitatori e rinunciare a cacciare in certe aree.
I ricercatori stanno cercando di capire, nel dettaglio, come le varie specie animali reagiscono alla presenza dell’uomo, per stabilire l’esatto livello di esposizione umana che potrebbe mettere a repentaglio la loro sopravvivenza.
In attesa di nuovi riscontri è possibile adottare alcune buone pratiche sempre attuali, quando si incontrano degli animali selvatici è opportuno mantenere una certa distanza, restare in silenzio e, soprattutto, non dargli da mangiare. Ricordando sempre che nei boschi, nelle giungle e negli oceani siamo ospiti e che, nonostante il nostro amore, è meglio che gli animali diffidino di noi.
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