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Elezioni Usa 2020, il Sunrise movement ha reso i giovani protagonisti

I giovani vogliono giustizia ambientale. Grazie alle campagne informative del Sunrise movement, le nuove generazioni hanno fatto sentire la propria voce.

Le elezioni che si sono appena concluse negli Stati Uniti hanno visto un’affluenza alle urne da record, in un paese che tradizionalmente ai seggi registra numeri modesti. Quest’anno sono stati i più giovani a fare la differenza. Secondo un’analisi del Center for information & research on civic learning and engagement (Circle) sui voti registrati al 18 novembre, una porzione tra il 52 e il 55 per cento della popolazione tra i 18 e i 29 anni avente diritto al voto quest’anno è andata alle urne, facendo registrare un aumento consistente rispetto alle cifre del 2016 che si aggiravano intorno al 43 per cento. Voti che è presumibile siano andati al neo presidente eletto Joe Biden e ai candidati democratici al Congresso. Sono le questioni ambientali e climatiche che potrebbero aver giocato un ruolo importante nelle scelte di questa fascia della popolazione. E sono diversi i gruppi e le associazioni a cui va il merito di essere riusciti a portare alle urne nuovi elettori preoccupati per il proprio futuro e quello del Pianeta.

Il Sunrise movement pensa agli elettori

In prima linea il Sunrise movement, gruppo di azione politica giovanile sui cambiamenti climatici che, a partire dall’estate, ha portato avanti campagne di informazione in vista delle votazioni, raggiungendo circa 3,5 milioni di elettori. Mariana Sanchez, una giovane organizzatrice del movimento nell’area di Tacoma, vicino Seattle, racconta che, nelle settimane che hanno preceduto le elezioni, lei e il suo gruppo locale hanno fatto oltre centomila telefonate, dando informazioni sul processo di voto e illustrando le questioni locali più pressanti: “Abbiamo inviato comunicati stampa, lettere ai giornali e abbiamo organizzato incontri su Zoom e manifestazioni sul territorio locale. A volte i voti dei giovani vengono respinti perché chi vota per la prima volta non ha familiarità con la procedura e magari non inviano la scheda in tempo o fanno altri errori. Noi li abbiamo assistiti per evitare questi problemi. Abbiamo anche aiutato elettori che non parlano inglese e che magari non avevano mai votato prima e non avevano chiaro il sistema”.

A livello locale, il gruppo sosteneva la candidata democratica alla Camera dei rappresentanti, Beth Doglio che però non è riuscita a spuntarla. “Anche se alla fine abbiamo perso – ha detto ancora Sanchez – siamo riusciti a coinvolgere molte persone e la misura del nostro successo è data da quante persone abbiamo mobilitato. Molti continuavano a tornare di settimana in settimana e a partecipare alle attività, creando comunità. E questa è una cosa che rimane anche ora, dopo le elezioni”. I temi ambientali hanno rappresentato una parte fondamentale della campagna portata avanti da Sunrise, il cui modello si basa sull’organizzazione locale e sul supporto ai candidati dei singoli distretti. “Nel caso di Beth Doglio si tratta di un’attivista. Il suo passato politico dimostra il suo impegno per l’ambiente e credo che questo abbia avvicinato molti giovani. Molti ragazzi che votavano per la prima volta hanno ‘sentito la chiamata’. Hanno sentito di dover esprimere il proprio voto. Non solo perché rifiutano Trump, ma per l’urgenza dei cambiamenti climatici: la scienza ci dice che abbiamo ormai solo dieci anni e allora anche i due anni in cui restano in carica i delegati al Camera dei rappresentanti fanno la differenza”.

Sunrise movement contro Trump
Donald Trump ha confermato l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi © Tasos Katopodis/Getty Images

Durante le primarie per la scelta del candidato democratico alle presidenziali, il movimento aveva inizialmente appoggiato Bernie Sanders che, ormai da anni, riesce a catalizzare l’attenzione dei più giovani con un posizionamento decisamente più a sinistra rispetto al resto del partito democratico. E che appoggia il Green new deal, osteggiato dai repubblicani. Tuttavia, quando poi la nomination è andata a Biden, Sunrise ha concentrato le proprie energie sullo sforzo di evitare una seconda presidenza Trump che sarebbe stata disastrosa per il clima. Noto per un atteggiamento sostanzialmente negazionista sui cambiamenti climatici, Donald Trump, in qualità di presidente ha, tra le altre cose, disposto l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, ha sensibilmente ridotto gli stanziamenti dell’Environmental protection agency (l’Agenzia per la protezione dell’ambiente), ha concesso permessi per l’estrazione di petrolio e carbone, ha aumentato i limiti massimi consentiti per le emissioni delle centrali.

Joe Biden conquista i giovani parlando di clima

Inizialmente Biden, che ha 78 anni e ha fatto il politico per la maggior parte della vita, non godeva di troppe simpatie tra le nuove generazioni. Nel corso dei mesi, però, il candidato democratico è riuscito a riportare al centro della campagna questioni a loro care, come, appunto, il clima. In una serie di interviste nelle settimane che hanno preceduto le elezioni, nonché nel corso dei dibattiti con Trump, Biden ha più volte dichiarato che i cambiamenti climatici sono una minaccia esistenziale e che sarebbero stati la questione numero uno nella sua agenda politica, nel caso fosse stato eletto. Il candidato ha elaborato un ambizioso piano di azione da duemila miliardi di dollari per contrastare i cambiamenti climatici ed è riuscito a portare sulla stessa strada altre figure centrali del partito democratico, lasciando così sperare che alle intenzioni seguano i fatti.

Ora la preoccupazione del movimento è che il neo presidente scelga per il suo governo delle figure in grado di supportare questa transizione verso un’economia più verde. “Ci sono alcuni progressisti davvero in gamba che rappresentano i nostri valori e che abbiamo fiducia possano spingere Biden nella direzione giusta se messe in posizione chiave come i ministeri del Lavoro e degli Interni. Inoltre, ora è urgente un piano di stimoli economici in cui vorremmo vedere azioni di supporto alle iniziative ambientali. Il fatto che ci sia una crisi non significa che dobbiamo continuare a finanziare settori che danneggiano l’ambiente”.

I criteri di scelta delle cariche secondo Sunrise

Sia a livello locale che a livello nazionale, il movimento Sunrise ha chiesto a chi è stato eletto di rispettare i propri impegni. E ha lanciato il Climate mandate, un appello rivolto alla nuova amministrazione per la creazione di un nuovo ufficio della Casa Bianca per la mobilitazione per il clima. Sempre all’interno del Climate mandate, ha poi formulato i criteri chiave che il presidente eletto Biden dovrebbe soddisfare nella selezione delle massime cariche della propria amministrazione, offrendo specifiche raccomandazioni per dodici incarichi di gabinetto e altri ruoli cruciali.

Tra questi, Sunrise vorrebbe vedere la deputata di origini nativo americane Deb Haaland come segretario degli Interni, la senatrice e già candidata alle primarie democratiche Elizabeth Warren come segretario del Tesoro, il senatore Bernie Sanders come segretario del Lavoro, l’economista Joseph Stiglitz come direttore del Consiglio nazionale dell’economia, l’attivista ambientale Mustafa Santiago Ali a capo della Environmental protection agency.

Varshini Prakash, direttore esecutivo del Sunrise Movement e consulente della task force Biden-Sanders sulle politiche climatiche, ha sottolineato in un comunicato stampa che “i giovani hanno contribuito a consegnare questa storica maggioranza a Joe Biden. Il Senato non è una scusa: indipendentemente dal fatto che Mitch McConnell rimanga il leader della maggioranza, servono un ufficio per la mobilitazione per il clima e persone visionarie nell’amministrazione Biden che siano pronte a utilizzare ogni strumento a loro disposizione per creare milioni di posti di lavoro ben retribuiti nei settori verdi”. Le ultime notizie indicano però scelte diverse da parte di Biden. Che per il Tesoro, ad esempio, ha scelto la ben più moderata Janet Yellen, ex presidente della Federal Reserve (la banca centrale americana).

Non solo Sunrise in lotta per il clima

Il movimento Sunrise non è l’unico gruppo che è riuscito a spostare voti sulle questioni climatiche. Contro un presidente che ha fatto fare enormi passi indietro al paese si sono mobilitati in tanti. #Vote4OurFuture, ad esempio, è una campagna congiunta di Zero hour e National children’s campaign mirata ad aumentare l’affluenza alle urne dei giovani e di chiunque abbia a cuore il futuro delle nuove generazioni, sulla base delle questioni ambientali e di giustizia climatica. “Abbiamo coinvolto ragazzi che potevano già votare, ma principalmente bambini sotto l’età di voto che hanno mobilitato gli elettori a votare per loro conto. Abbiamo spinto genitori, nonni, insegnanti, pediatri e chiunque avesse a cuore i giovani a votare in nome loro”, ci hanno spiegato dall’ufficio stampa della campagna.

NextGen America, un’associazione creata dal miliardario Tom Steyer che aveva brevemente partecipato alla competizione per la nomination democratica proprio sulla base delle questioni ambientali, ha donato alla campagna Biden 45 milioni di dollari indirizzati alla mobilitazione dei giovani. E anche Greta Thunberg ha detto la sua: ripostando un articolo di Scientific American che incoraggiava a votare per la scienza, l’attivista ha twittato un inusuale messaggio di supporto a Biden spiegando che queste elezioni americane andavano ben oltre la politica. Un messaggio che non è passato inosservato ai suoi milioni di follower che ora si aspettano di vedere un netto cambio di direzione rispetto all’amministrazione Trump.

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