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Di questo passo i target europei di riduzione delle emissioni rimangono irraggiungibili. I trasporti sono ancora responsabili del 27 per cento di tutti i gas serra dell’Unione europea.
I piani dei governi sono insufficienti per rispettare gli obiettivi europei per la riduzione dei gas serra nei trasporti al 2030. Anzi, da quattro anni a questa parte, le emissioni del settore dei trasporti continuano a crescere e coprono ormai il 27 per cento del totale. Non sono solo il trasporto privato e quello pesante ad incidere, ma anche le emissioni di gas serra prodotte dall’aviazione internazionale, queste ultime aumentate addirittura del 130 per cento tra il 1990 e il 2017, mentre il settore navale registra un aumento del 32 per cento. Insieme hanno superato quota 300 milioni di tonnellate di CO2, solo per quanto riguarda il 2017.
Secondo l’Inventario annuale dei gas a effetto serra dell’Unione europea 1990-2017, il settore dei trasporti, insieme a quello della climatizzazione e refrigerazione, sono gli unici ad aver visto aumentare le proprie emissioni climalteranti. Come non bastasse i piani climatici presentati dai governi europei sono completamente inadeguati per raggiungere gli obiettivi di riduzione del 2030.
A confermarlo è un’analisi di Transport & Environment che ha valutato i Piani nazionali di energia e clima dei 28 Stati membri. “La Commissione non sta facendo un favore a nessuno sorvolando questo fatto”, ha fatto sapere Carlos Calvo Ambel, direttore di analisi e trend di T&E in una nota. “Inoltre, non riconosce che l’Ue stessa deve fare molto di più per ripulire i trasporti, in particolare rendendo la mobilità elettrica una delle massime priorità industriali. A meno che qualcosa non cambi drasticamente, perderemo i nostri 2030 obiettivi climatici con un ampio margine”.
Sempre secondo l’Ong, che ha stilato una classifica dei paesi che hanno dato chiare indicazioni per ridurre le emissioni di gas serra del settore, solo Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna hanno raggiunto un punteggio elevato, anche se non sufficiente. I primi hanno in programma di vietare la vendita di veicoli tradizionali dal 2030 e a ridurre le emissioni totali del settore dei trasporti del 29 per cento rispetto ai livelli del 2005. Il Regno Unito e la Spagna hanno piani simili per vietare le auto a combustibili fossili dal 2040, comunque troppo tardi per decarbonizzare il parco veicoli entro il 2050.
In basso alla classifica si trovano anche Germania (quindicesima) e Italia (diciassettesima). La prima ha posticipato le decisioni fino alla pubblicazione della versione finale del suo piano, prevista per la fine dell’anno, mentre per quanto riguarda il nostro paese, T&E sottolinea che si sia investito troppo nel gas naturale, “nonostante auto e camion alimentati a gas producano emissioni serra analoghe a quelle dei veicoli a benzina e diesel”. “Quello che preoccupa maggiormente nella bozza di Piano inviata dal governo italiano a Bruxelles è la promozione del gas naturale nei trasporti. Il gas è un combustibile fossile e in quanto tale va nella direzione opposta alla decarbonizzazione”, ha commentato Veronica Aneris, manager per l’Italia di T&E.
Intermodalità, zone interdette al traffico, spinta al traffico su rotaia, una tassa sull’aviazione civile, mobilità elettrica e trasporto pubblico. Per ridurre le emissioni serviranno scelte coraggiose, altrimenti abbiamo già perso.
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