
Solo una revisione più ambiziosa della direttiva europea sulle rinnovabili con interventi incisivi su edilizia, industria e trasporti può rallentare in tempi brevi il riscaldamento globale.
Per garantire gli obiettivi climatici sarà necessario accelerare la transizione energetica. La Cina, da sola, produce la metà dell’elettricità da carbone a livello globale.
Se il 2019 ha fatto registrare un record positivo per quanto riguarda il calo delle emissioni del settore elettrico in Europa (-12 per cento), l’utilizzo del carbone a livello globale mette a rischio gli sforzi attuati nel vecchio continente. Mentre la Cina, da sola, produce la metà dell’elettricità da carbone a livello globale, gli Stati Uniti stanno operando una transizione verso il gas naturale. Politiche energetiche che metttono le due potenze al di fuori delle traiettorie climatiche, ovvero quelle che ci permetterebbero di restare sotto l’1,5°C di aumento delle temperature.
A rivelarlo un rapporto uscito il 6 marzo scorso e redatto da Ember, un think-tank indipendente sul clima focalizzato sulla transizione energetica del settore elettrico al livello globale. Secondo il “Global electricity review” si stanno facendo progressi nella riduzione della produzione elettrica da carbone, ma c’è ancora molta strada da fare per far sì che si riesca a mantenere la temperatura globale entro i 1,5°C. Lo stesso vale per la produzione elettrica da gas, aumentata dell’8 per cento negli Stati Uniti, e che ora rappresenta il 38 per cento nel mix di energia elettrica.
“Il declino globale delle emissioni dell’elettricità da carbone e dell’energia elettrica è una buona notizia per il clima, ma i governi devono accelerare drasticamente la transizione del settore elettrico in modo che la produzione globale di carbone crolli nel corso del 2020”, spiega in una nota Dave Jones analista e autore principale del rapporto. “Passare dal carbone al gas significa semplicemente scambiare un combustibile fossile con un altro. Il modo più economico e veloce per porre fine alla produzione di elettricità da carbone è attraverso una rapida diffusione dell’energia eolica e solare”.
A livello globale, la produzione di elettricità da eolico e solare è aumentata del 15 per cento nel 2019, generando l’8 per cento dell’elettricità nel mondo. A fare da capofila ancora la Cina, con un incremento del 16 per cento, anche se risulta essere il tasso più basso registrato negli ultimi anni per quanto riguarda la nuova capacità installata. Un freno che non rispecchia invece la crescita della domanda elettrica (+4,7 per cento), ben più alta della domanda media globale che si ferma a 1,3 per cento.
“Senza gli sforzi concertati dei responsabili politici per promuovere l’eolico e il solare, non riusciremo a raggiungere gli obiettivi climatici”, dice Jones. “La crescita della Cina nel carbone, e in una certa misura nel gas, è allarmante, ma le risposte sono tutte lì. L’Ue si distingue con un 18 per cento dell’elettricità proveniente da eolico e solare. Ma con gli Stati Uniti all’11 per cento, la Cina al 9 per cento e l’India all’8 per cento, la corsa non può che continuare”.
Nonostante proclami più che politici ed elettorali, che operativi riguardo alla ripresa del carbone, gli Stati Uniti stanno conoscendo il più rapido declino mai visto, tanto da perdere un quinto di tutta la capacità produttiva. Il fatto è che questa remissione è stata di fatto compensata da almeno 7 GW di nuova potenza alimentata a gas e portando questa fonte fossile al 38 per cento della produzione nazionale. Peggio fa solo la Cina, che produce il 62 per cento della propria elettricità ancora col carbone. Nel frattempo la finestra per rispettare gli accordi climatici si fa sempre più stretta.
Solo una revisione più ambiziosa della direttiva europea sulle rinnovabili con interventi incisivi su edilizia, industria e trasporti può rallentare in tempi brevi il riscaldamento globale.
Grazie a un mix di efficienza energetica e sostituzione del combustibile fossile, gli Stati Uniti sono riusciti a ridurre le emissioni di CO2 del 10 per cento.
La Cina guida l’aumento delle emissioni di CO2 che nel 2012 hanno raggiunto un nuovo record. Un aumento, quello del paese asiatico, che ha cancellato il parallelo calo registrato negli Stati Uniti e nell’Unione europea secondo l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie).
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