
La potenza installata di solare e eolico in Cina ha superato quella del carbone. Ma Pechino non arresta lo sviluppo della fonte fossile più pericolosa.
La metà delle nuove centrale elettriche installate quest’anno è rinnovabile. La strada verso la transizione energetica è presa, ma il tempo stringe.
È necessario ridurre drasticamente le emissioni di CO2 nei prossimi decenni se non vogliamo affrontare un incremento di catastrofi ambientali. Le previsioni indicano infatti che se non viene invertita la rotta le temperature saliranno entro la fine del secolo a livelli tali da innescare effetti sul clima che gli scienziati valutano irreversibili. Per fortuna, la transizione da un’economia alimentata a carbone, gas e petrolio a una a fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio è già iniziata.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) la metà di tutte le nuove centrali elettriche costruite lo scorso anno sono alimentate a fonti rinnovabili e questo, secondo la Iea, è uno dei “chiari segnali che una transizione energetica è in corso”. In base ai dati del World energy outlook 2015, le fonti rinnovabili sono oggi la seconda maggiore fonte di energia elettrica dopo il carbone nell’ambito dei 28 paesi considerati dall’Agenzia. Ma non solo, l’energia verde ha i presupposti per superare il carbone come principale fonte di produzione di energia elettrica già a partire dal 2030. Entro il 2040, l’Unione europea dovrebbe generare da fonti rinnovabili il 50 per cento della sua elettricità, Cina e Giappone dovrebbero raggiungere il 30 per cento, mentre Stati Uniti e India prevedono di superare il 25 per cento.
Il numero di progetti di centrali a carbone annullati in tutto il mondo ha superato quelli portati a termine, con un tasso di due a uno dal 2010. E’ quanto riportano Sierra Club e CoalSwarm, due gruppi che stanno monitorando dal 1° gennaio 2010 l’andamento di 3.900 impianti. Secondo i dati del World resources institute, nel 2012 erano in progetto 1.199 nuove centrali elettriche a carbone, con una capacità totale di 1.401 gigawatt (GW). I nuovi dati indicano che nel 2014 il numero di progetti si è ridotto del 23 per cento, per un totale di 1.083 gigawatt di nuova capacità di impianti a carbone.
I lavori della conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop 21) di Parigi sono iniziati, un numero crescente di aziende e di paesi si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni, ma i trend di innalzamento delle temperature a livello globale non sembrano arrestarsi, al contrario puntano verso livelli insostenibili.
Anche se i paesi metteranno in atto gli impegni dichiarati per ridurre le emissioni di carbonio, le temperature medie saliranno del 2,7 gradi entro il 2100, secondo i dati di Climate Action Tracker citati da Bloomberg. Scenari piuttosto allarmanti, visto che gli scienziati prevedono che un aumento della temperatura al di sopra dei 2 gradi modificherà il Pianeta in modo radicale, determinando lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento del livello del mare e altre conseguenze ancora più estreme ma meno prevedibili.
“Il settore energetico, principale fonte di emissione di gas serra, deve essere al centro dell’azione globale per affrontare il cambiamento climatico”, ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. “I leader mondiali riuniti a Parigi devono stabilire una chiara direzione per accelerare la transizione energetica a livello globale”.
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