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Le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera sono a livelli record e continuano ad aumentare. Nonostante l’epidemia rischiamo di non raggiungere gli obiettivi di riduzione.
Non arrivano buone notizie dal fronte dei cambiamenti climatici. Se la pandemia di Covid-19 continua ad essere una delle maggiori sfide che la nostra società si trova ad affrontare in questi mesi, la crisi climatica non si è certo arrestata. Anzi. La conferma arriva da un recente rapporto coordinato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) e intitolato “United in Science 2020”, dove si conferma che le emissioni di gas serra, nonostante una leggera riduzione durante i mesi del lockdown, continuano a far registrare livelli record. Tanto da metterci sulla strada per non raggiungere gli obiettivi climatici che prevedono di mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2°C o di 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali.
“Le concentrazioni di gas serra – che sono già ai massimi livelli in 3 milioni di anni – hanno continuato a crescere”, ha detto in una nota il professor Petteri Taalas, segretario generale dell’Omm. “Nel frattempo, ampie zone della Siberia hanno visto un’ondata di caldo prolungata e notevole durante la prima metà del 2020, cosa che sarebbe stata molto improbabile senza il cambiamento climatico di origine antropica. E ora il 2016-2020 sarà il quinquennio più caldo mai registrato”.
Il rapporto mostra che, nonostante la società e l’economia siano stati fortemente colpiti durante la pandemia, il cambiamento climatico non mostra segni di arresto. Se ad aprile 2020 le emissioni globali di CO2 sono diminuite di un inaspettato 17 per cento, i ricercatori stimano che alla fine dell’anno la riduzione sarà contenuta tra un 4 e un 7 per cento. Una riduzione che purtroppo non andrà ad incidere sulla concentrazione atmosferica di anidride carbonica sul lungo periodo e quindi sul trend di aumento delle temperature.
Le concentrazioni atmosferiche di CO2 infatti hanno continuato ad aumentare fino a raggiungere nuovi record. Le stazioni di riferimento del Global atmosphere watch (Gaw) hanno riportato concentrazioni di CO2 superiori a 410 parti per milione (ppm) durante la prima metà del 2020, con Mauna Loa (Hawaii) e Cape Grim (Tasmania) a 414,38 ppm e 410,04 ppm, rispettivamente a luglio 2020, aumentando rispetto i livelli del 2019. Insomma la curva continua a crescere.
“Mai prima d’ora è stato così chiaro che abbiamo bisogno di una transizione a lungo termine, inclusiva e pulita per affrontare la crisi climatica e raggiungere uno sviluppo sostenibile”, ha affermato sempre in un nota il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. “Dobbiamo trasformare la ripresa dalla pandemia in una reale opportunità per costruire un futuro migliore “.
Anche la temperatura media globale degli ultimi cinque anni potrebbe essere la più calda mai registrata, con circa 1,1°C sopra le medie del periodo 1850-1900. Esiste quindi la probabilità che nei prossimi mesi, da qui al 2025, possa già raggiungere l’1,5°C di riscaldamento. Aumento che sta già avendo dei forti impatti sui ghiacci polari e sulle riserve idriche del pianeta. Si stima che l’Europa centrale e il Caucaso abbiano già raggiunto il “peak water”, ovvero il prelievo massimo sostenibile dell’acqua, e che la regione dell’altopiano tibetano raggiungerà il picco tra il 2030 e il 2050. Previsione che influenzerebbe la disponibilità di acqua per 1,7 miliardi di persone.
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