L’Europa ha vietato i pesticidi neonicotinoidi, ma continua a spedirli ai paesi più poveri

Un’inchiesta svela che migliaia di tonnellate di pesticidi neonicotinoidi, dannosi per le api e la biodiversità, vengono ancora esportati nei paesi poveri.

Nell’Unione europea è vietato usare i pesticidi neonicotinoidi all’aria aperta: troppo gravi le conseguenze sulle api e sugli altri insetti impollinatori. Peccato, però, che gli stati europei e il Regno Unito continuino a esportarne tonnellate nei paesi più poveri. A fare luce sulla vicenda è un’inchiesta condotta da Unearthed, il nucleo di giornalismo investigativo che fa capo all’organizzazione ambientalista Greenpeace, insieme alla ong svizzera Public eye.

Cosa emerge dall’inchiesta sui neonicotinoidi

Dai documenti esaminati dai giornalisti emerge che, tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2020, è stata notificata l’esportazione di oltre 3.800 tonnellate di insetticidi che contengono imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam. Proprio i tre principi attivi che nel 2018 sono stati definitivamente banditi nel territorio europeo. Da allora possono essere usati soltanto in serra, per non contribuire ulteriormente all’allarmante declino delle popolazioni di api. C’è di più: sembra che la Commissione europea voglia addirittura vietare le importazioni di alimenti che contengono anche minime tracce di pesticidi neonicotinoidi. Un atteggiamento prudente che tuttavia sembra venire meno quando c’è l’opportunità di spedire gli stessi pesticidi in Senegal, Mali, Pakistan, Ucraina.

Francia manifestazione pesticidi api
Una manifestazione nella città di Grenoble, in Francia, contro l’uso di pesticidi neonicotinoidi © Jean-Pierre Clatot/Afp/Getty Images

Pesticidi pericolosi esportati nei paesi più poveri

Più del 90 per cento di queste 3.800 tonnellate di pesticidi neonicotinoidi, infatti, era indirizzata verso paesi a medio o basso reddito. Nell’elenco saltano all’occhio soprattutto i 2,2 milioni di litri di un insetticida commercializzato da Syngenta, salpati dal Belgio in direzione Brasile. Una quantità che sarebbe stata sufficiente per coprire l’intera superficie del Belgio stesso più volte, e invece è finita in un paese che da solo ospita il 20 per cento della biodiversità del pianeta. Una biodiversità già messa fortemente in bilico dalle enormi monocolture intensive per cui vengono sacrificati migliaia di ettari di foresta amazzonica ogni mese. Questo è l’episodio più clamoroso, ma non è l’unico. Le esportazioni sono partite anche da Francia, Germania, Spagna, Grecia, Ungheria, Austria, Danimarca e Regno Unito.

Un ambiente sano e sicuro è un diritto umano

Fatti che stridono fortemente con quanto sancito dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Unhrc) con una storica risoluzione adottata a ottobre 2021: un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è un diritto umano. Un diritto interconnesso a molti altri, come quelli “al cibo, all’acqua, all’educazione, alla casa, alla salute e alla vita stessa”. A sottolineare questa palese contraddizione è Marcos Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle sostanze tossiche e i diritti umani. “Visto che i neonicotinoidi non possono essere usati in sicurezza nell’Unione europea, che ha molte più capacità di controllo rispetto a quelle a disposizione nei paesi in via di sviluppo, è evidente che questi pesticidi pericolosi non possono essere usati in sicurezza nei paesi poveri”, ha dichiarato.

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