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Il ferro, un minerale essenziale per il nostro organismo: ecco come assumerlo attraverso gli alimenti.
E’ stato individuato nei topi il gene che azzera l’istinto materno: si chiama Er alpha ed è attivo nella zona preottica mediale del cervello.
Di questi tempi, moltissime donne affrontano la maternità senza aver mai neppure preso in braccio un neonato. Ancora inesperte, spesso prive del sostegno della propria madre e della comunità femminile della famiglia d’origine, diventano bersaglio dei messaggi più disparati: consigli, avvertimenti, spauracchi, teorie… spesso contrastanti fra loro, a volte infondati.
Frastornate da tanti richiami, molte mamme dimenticano di ascoltare le voci più importanti, ovvero ciò che l’istinto materno suggerisce loro di fare e ciò che il bambino, in quel preciso momento, sta comunicando a gran voce. Spesso, nei luoghi di nascita, si legge questa frase: “i bambini sanno nascere, le donne sanno partorire“; si potrebbe però aggiungere che i bambini sanno poppare e le donne sanno allattare, poiché, per migliaia di anni, le mamme e i loro piccoli hanno avuto fiducia prevalentemente in ciò che la natura e l’istinto suggerivano loro.
E’ stato individuato nei topi il gene che azzera l’istinto materno: si chiama Er alpha ed è attivo nella zona preottica mediale del cervello. I ricercatori dell’università di Rockefeller hanno dimostrato come, manipolando questo gene, si riesce a modificare il comportamento di una madre nei confronti della prole.
L’istinto materno è iscritto nel codice genetico, ma deve essere attivato secondo alcuni scienziati, per la donna viene attivato durante la gravidanza e soprattutto nel momento del parto, subito dopo l’espulsione del feto avviene la scarica di prolattina.
L’attivazione del sentimento materno è favorita dal contatto con il figlio subito dopo il parto (in alcuni ospedali il bimbo viene lasciato ore sul seno della madre).
Oltre alla prolattina, anche l’ossitocina viene prodotta durante il parto, responsabile delle contrazioni uterine e dei riflessi di uscita del feto. Questo ormone esercita poi una forte influenza anche sul comportamento materno e sulla relazione con il bambino: è definito l’ormone dell’amore.
Questa preziosa sapienza innata continua a manifestarsi nell’istinto materno di ogni donna e nei richiami del suo bambino, ma a volte il frastuono e la medicalizzazione delle nascite moderne ne confondono la voce.
L’allattamento materno rimane il modo più semplice e naturale per iniziare e mantenere il legame madre/bambino, appagando con un solo gesto ogni necessità fisica ed emotiva di entrambi. In questo contesto, la fiducia reciproca gioca un ruolo essenziale: la mamma acquista fiducia nella propria capacità di nutrire ed accudire il proprio bambino e nell’attitudine del proprio piccolo a percepire ed esprimere i propri bisogni; il bambino si affida alla naturale competenza della sua mamma nel comprendere e soddisfare le sue necessità.
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