
Un libro raccoglie storie ed esperienze dei primi quattro decenni di Fondazione Cesvi. Abbiamo intervistato il suo autore, il Presidente onorario Maurizio Carrara.
Uno studio inglese, il primo mai condotto su scala mondiale, ha rivelato la presenza di antibiotici nei corsi d’acqua di decine di nazioni.
I fiumi di tutto mezzo mondo sono contaminati dagli antibiotici. Si tratta di corsi d’acqua presenti in 72 paesi sparsi in tutti i continenti. Con concentrazioni che a volte superano di 300 volte i livelli di sicurezza. A spiegarlo è uno studio condotto dall’università di York, nel Regno Unito, che ha effettuato le analisi in collaborazione con ricercatori presenti nell’intero pianeta.
https://www.youtube.com/watch?v=NkLCMmyJkUg
Dal Tamigi al Buriganga, ovunque nel mondo è presente il problema. Sui 711 siti analizzati, gli studiosi hanno ritrovato 14 tipologie di antibiotici in ben il 65 per cento dei campioni, secondo quanto comunicato dall’università britannica.
Rivers around the world contain dangerous levels of antibiotics – Kenya and Ghana were found to have among the highest https://t.co/Obq2pY3Mt7 pic.twitter.com/ZePKZT4hZO
— BBC News Africa (@BBCAfrica) 28 maggio 2019
Si tratta della prima volta che viene condotto uno studio del genere. Che ha rappresentato anche un’enorme sfida dal punto di vista logistico: i kit di analisi sono stati infatti inviati ovunque nel mondo. Quindi i campioni sono stati congelati e rispediti all’università di York per essere studiati. “Fino ad ora – ha spiegato John Wilkinson, del dipartimento di Geografia e Ambiente dell’ateneo inglese – la maggior parte delle attività di monitoraggio ambientale sugli antibiotici era stata effettuata in Europa, America del Nord e Cina. E spesso soltanto su alcuni antibiotici. Sapevamo molto poco sul fenomeno su scala globale. Ora abbiamo potuto colmare questo vuoto di conoscenza. E abbiamo potuto ottenere dati su Paesi che finora non erano mai stati monitorati”.
Le analisi hanno mostrato che l’antibiotico più diffuso nei fiumi è il Trimetoprim. Esso, utilizzato principalmente per il trattamento delle infezioni urinarie, è presente in 307 dei 711 siti analizzati. Al secondo posto figura la Ciprofloxacina, che è stata individuata in 51 campioni.
In termini geografici, è in Asia e in Africa che si sono riscontrati i superamenti più importanti delle soglie di sicurezza. I tassi più preoccupanti sono quelli dei fiumi di Bangladesh, Kenya, Ghana, Pakistan e Nigeria. In Europa, la nazione che ha presentato i dati peggiori è invece l’Austria. Dal punto di vista della localizzazione dei corsi d’acqua più inquinati, lo studio ha sottolineato come essi siano generalmente situati nei pressi di sistemi di trattamento di acque reflue, discariche o fogne.
World’s rivers loaded with antibiotics waste: study findshttps://t.co/Sq1Pa3NESQ @AFPgraphics pic.twitter.com/0XgBfxfTO5
— AFP news agency (@AFP) 28 maggio 2019
Si tratta di un problema enorme per la salute umana. La presenza di antibiotici nei fiumi, infatti, fa entrare tali sostanze nella catena alimentare. E contribuisce a sviluppare una resistenza a tali medicinali. I batteri, in altre parole, diventano via via in grado di sopravvivere al trattamento con tali sostanze. Tanto che, secondo uno studio delle Nazioni Unite, si stima che nel 2050 possano morire per infezioni divenute incurabili 10 milioni di persone ogni anno.
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