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Il G7 di Biarritz, in Francia, sta affrontando numerose questioni, compresi gli incendi nella foresta amazzonica. Distanze sul tema della riforestazione.
Si chiude oggi, lunedì 26 agosto, il G7 organizzato a Biarritz. Da sabato i governi delle sette potenze economiche mondiali sono riuniti nella città dei paesi baschi francesi. Numerosi i temi caldi sul tavolo: dal nucleare iraniano, al reintegro della Russia, dal commercio internazionale agli incendi nella foresta amazzonica.
The fires in the Amazon have serious implications – not just for the people, plants and animals that call the rainforest home – but for everyone on earth
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— BBC News (World) (@BBCWorld) August 24, 2019
Del dramma che sta vivendo il Brasile si è cominciato a parlare nel pomeriggio di domenica e le discussioni continueranno probabilmente oggi. Il presidente della nazione sudamericana, Jair Bolsonaro, è accusato di aver condotto politiche che hanno di fatto provocato i roghi.
Notre maison brûle. Littéralement. L’Amazonie, le poumon de notre planète qui produit 20% de notre oxygène, est en feu. C’est une crise internationale. Membres du G7, rendez-vous dans deux jours pour parler de cette urgence. #ActForTheAmazon pic.twitter.com/Og2SHvpR1P
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) August 22, 2019
La questione ha già causato una crisi diplomatica proprio con la nazione che ospita il G7. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato senza mezzi termini che “la nostra casa sta letteralmente bruciando”, puntando il dito contro il governo brasiliano (e utilizzando una fotografia vecchia di sedici anni, il che ha suscitato polemiche).
Venerdì, il Brasile ha annunciato di aver mobilitato l’esercito per cercare di rispondere alle migliaia di roghi sparsi nella foresta (1.663 nuovi focolai soltanto tra giovedì e venerdì della scorsa settimana). Il ministero della Difesa ha affermato che due C-130 Hercules delle Fab (Forze aeree brasiliane), capaci di trasportare 12mila litri d’acqua, hanno cominciato a sorvolare l’area.
Just spoke with President @JairBolsonaro of Brazil. Our future Trade prospects are very exciting and our relationship is strong, perhaps stronger than ever before. I told him if the United States can help with the Amazon Rainforest fires, we stand ready to assist! — Donald J. Trump (@realDonaldTrump) August 23, 2019
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, inoltre, ha fatto sapere di aver offerto la propria disponibilità a Bolsonaro a fornire aiuto, qualora necessario. Ciò nonostante, la stampa transalpina parla (almeno per ora) di “impegni timidi” avanzati dal G7 per la foresta amazzonica.
Le informazioni trapelate da Biarritz parlano di un accordo per aiutare gli stati colpiti (non soltanto il Brasile ma anche Paraguay, Argentina, Perù). Lo stesso Macron ha riferito di una “reale convergenza” su tale punto. In termini concreti, ciò dovrebbe tradursi nel dispiego di mezzi tecnici e finanziari per affrontare l’emergenza.
** These photos from the Amazon were taken just hours ago. ** ⚠️ We’re at a crisis point. ⚠️ And need action on a higher level. Retweet to help keep up the pressure to #ActForTheAmazon! pic.twitter.com/46P14kDKag
— WWF UK (@wwf_uk) August 25, 2019
Ma per quanto riguarda le politiche di riforestazione, però, le parole del presidente francese lasciano intendere le grandi distanze che sono emerse tra le parti. Macron ha infatti parlato di “diverse sensibilità che si sono espresse”. Lo scontro non sarebbe solo nel merito ma anche nella forma, con le nazioni sudamericane colpite dagli incendi che avrebbero sottolineato la loro competenza a trattare problemi nazionali.
Il quotidiano La Croix fa sapere che l’obiettivo è (era?) di uscire dal G7 con la creazione di una coalizione per la riforestazione. Che coinvolgerebbe anche imprese e organizzazioni non governative. Ciò sulla scorta del meccanismo già utilizzato nel 2002 con il lancio del Partenariato mondiale per l’educazione e nel 2009 con l’Iniziativa per la sicurezza alimentare.
Inoltre, secondo il quotidiano Le Monde la stessa sbandierata fermezza della Francia potrebbe probabilmente scontrarsi con gli interessi economici di Parigi. Una “guerra commerciale”, infatti, non è nelle intenzioni dell’Eliseo: “Le imprese francesi controllano 850 società in Brasile, nelle quali lavorano 500mila persone. E quasi tutte le 40 più grandi aziende quotate in Borsa hanno interessi nella nazione sudamericana. E tutte sono pronte a scongiurare un’escalation, a qualunque costo”.
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