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Con il bilancio di sostenibilità, Lottomatica sceglie la strada della trasparenza, mettendo nero su bianco gli impatti generati da un business molto complesso, quello del gioco.
Il gioco come forma di intrattenimento fa parte da sempre della nostra cultura popolare, lo testimoniano persino ricerche storiche e archeologiche. La liberalizzazione e l’avvento del digitale hanno però ampliato esponenzialmente le occasioni di scommessa portando in primo piano le istanze di sicurezza informatica, privacy e gioco responsabile. Il digitale si sta espandendo velocemente: in Italia rappresenta circa il 10 per cento del comparto, ma con ampie potenzialità di crescita da parte dei player tradizionali. Questi numeri hanno reso necessario a livello mondiale elevare il livello di regolamentazione sotto tutti i profili. In un contesto normativo così complesso, il leader di settore Lottomatica (è prima concessionaria di giochi pubblici in Italia con una rete molto capillare, di oltre 92mila punti vendita, e più di 1.700 dipendenti) ha deciso di ‘mettersi in gioco’: ha infatti avviato da tempo delle riflessioni sul suo impatto e preso degli impegni oltre i termini di legge, che dal 2007 rendiconta nel proprio bilancio di sostenibilità.
Lottomatica ha iniziato a rendicontare volontariamente le sue informazioni non finanziarie per fornire una rappresentazione trasparente delle performance, compresi gli effetti positivi e negativi generati dal proprio business, che accanto ai risultati economici ha conseguenze sociali, culturali e ambientali. In una fase di piena espansione del mercato del gioco pubblico, quest’iniziativa vuole essere uno stimolo per il settore e aprire il dialogo con gli stakeholder per affrontare i tanti temi critici correlati al suo business. Della visione e delle azioni per il futuro abbiamo parlato con Stefania Colombo, senior manager csr di Lottomatica.
Come si è evoluto negli anni il vostro report di sostenibilità?
Il nostro rapporto di sostenibilità ha accompagnato la trasformazione dell’azienda stessa, che è passata da società nazionale “monoprodotto” ad azienda multinazionale leader nel settore. I primi report, che pure sono stati pioneristici nell’affrontare il tema della tutela del gioco legale e del rapporto con le comunità, non contenevano una visione di lungo periodo. Oggi, il nostro report riflette la visione che la nostra società ha del proprio futuro e di quello dei suoi stakeholder. In sintesi, il più grande cambiamento è stato il passaggio da una visione strettamente legata alle esigenze dei vari stakeholder a una visione più strategica, le cui priorità sono rappresentate dai pilastri che sostengono il nostro piano di sostenibilità.
In che modo la compilazione del report aiuta la presa di consapevolezza in azienda?
C’è un antico proverbio africano che utilizzo spesso come metafora per raccontare come nasce la rendicontazione di sostenibilità: “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Ecco, la redazione di un report è un po’ come quel bambino. È infatti un’attività che coinvolge praticamente tutti gli uffici ed è probabilmente il lavoro più collegiale dell’azienda. La naturale conseguenza è che l’engagement con i dipendenti non è tanto il prodotto, il report in sé, quanto il processo per arrivare a chiudere il report, che ti fa sentire integrato. Il fatto di andare dalle persone, fargli delle domande, prendere le informazioni e metterle su un documento che poi diventa pubblico significa dare dignità ad attività fondamentali che normalmente non hanno troppa visibilità. Contribuisce alla creazione di quella immagine di insieme che è il “villaggio che cresce il bambino”.
Qual è il risultato di cui siete più orgogliosi nel report di quest’anno?
Siamo orgogliosi di essere riusciti a raccontarci come un’azienda sostenibile e responsabile in una maniera più strategica, un risultato che ha richiesto notevole sforzo. Per raggiungere l’obiettivo, abbiamo dato vita a un comitato di sostenibilità e ci siamo dotati di una strategia con quattro pillar all’interno del quale tutte le nostre iniziative hanno trovano la loro naturale collocazione. Questo ci ha consentito di connettere i nostri progetti agli obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite. Rendendo tutto molto più chiaro e strutturato.
Che cosa significa per voi sostenibilità del gioco?
Il nostro impegno quotidiano è rivolto alla tutela e al supporto del giocatore attraverso la promozione di un ambiente di gioco consapevole e sicuro, legato agli aspetti positivi dell’esperienza ludica quali divertimento, svago e socializzazione. Per questo, il gioco responsabile è il cuore del nostro programma di sostenibilità. È la cosa che più ci identifica. Mentre molti temi di sostenibilità sono comuni a diverse aziende, indipendentemente dal settore di cui fanno parte, il gioco responsabile è parte integrante del nostro business. Il nostro programma, inoltre, è certificato da enti terzi come la European lotteries (El) e la World lotteries association (Wla), al termine di un esame approfondito delle attività e dei processi contenuti nel Programma di gioco responsabile e testimonia il nostro impegno nel promuovere un approccio sostenibile, equilibrato e di lungo periodo in cui la tutela del giocatore sia costantemente al centro dell’attenzione.
I cambiamenti climatici sono un fatto che ormai coinvolge anche settori apparentemente lontani, come il mondo dei servizi e dell’entertainment: in che modo date una risposta alle istanze ambientali del nostro tempo?
Ci sono temi, come quelli ambientali, che sono trasversali a tutte le aziende e a tutti i settori. Per alcuni, sono evidentemente più rilevanti di altri. Ma nessuna azienda, o singolo individuo, ne è esente. Nella nostra azienda, facciamo ciò che riteniamo essere più utile per mitigare l’impatto ambientale del nostro business (seppur limitato se paragonato ad altri settori) intervenendo su aspetti sui quali possiamo realmente avere un impatto. Stiamo per esempio rivedendo la nostra distribuzione e i nostri prodotti affinché siano meno impattanti dal punto di vista ambientale. Abbiamo attivato tutta una serie di servizi da remoto per i punti vendita. C’è, infine, l’aspetto della compensazione: per quanto tu abbia ottimizzato tutti i prodotti e servizi un impatto comunque c’è sempre e allora si possono compensarne gli effetti con la piantumazione di alberi.
La pandemia che ancora ci vede coinvolti ha cambiato gli scenari economici e non solo: come avete affrontato a livello aziendale le sfide poste dall’emergenza? A livello di sostenibilità, la pandemia può rappresentare un’opportunità?
L’azienda ha prontamente reagito all’emergenza adottando misure consone a proteggere la salute dei propri dipendenti. Allo stesso tempo, aver privilegiato l’aspetto sanitario dei lavoratori non ci ha fatto dimenticare i nostri clienti per cui abbiamo riorganizzato le attività in modo da poter mettere in sicurezza i dipendenti e allo stesso tempo riuscire a fornire i servizi che erano ancora attivi. La pandemia, tuttavia, è stata ed è tutt’ora un acceleratore incredibile per azioni che avrebbero avuto necessità di molto più tempo per imporsi e che hanno impatti notevoli sulla sostenibilità. Penso per esempio alla digitalizzazione di alcuni processi o al lavoro agile. Noi, per esempio, avevamo già avviato in via sperimentale un progetto di smart working e oggi invece siamo in una fase di attenta valutazione per rendere strutturale questa impostazione dello svolgimento delle attività per consentire un migliore bilanciamento delle esigenze personali e lavorative di ognuno e contribuire a ottimizzare costi e impatti.
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