Ora il voto decisivo alla proposta fatta dalla Commissione, che invece vuole rinnovare la licenza del pesticida per altri 10 anni: l’Italia voterà contro il rinnovo.
Il Parlamento europeo dice no alla proposta della Commissione di rinnovare per dieci anni la licenza per l’utilizzo del glifosato, uno degli erbicidi più diffusi, in Europa. Con una mozione, purtroppo non vincolante, che ha ricevuto 355 voti a favore e 204 contrari l’assemblea degli europarlamentari ha chiesto l’eliminazione immediata del glifosato per uso domestico ed entro la fine del 2022 per quello agricolo, oltre a una valutazione dei rischi da parte della Commissione europea che dovrà essere resa pubblica. Ora però bisognerà vedere cosa succederà quando i paesi dell’Unione europea saranno chiamati a votare la proposta della Commissione, che come detto prevede invece il rinnovo della licenza (in scadenza il 15 dicembre) fino a tutto il 2027. L’Italia ha già annunciato ufficialmente che, sposando la campagna #stopglifosato, voterà contro il rinnovo. Se gli Stati membri non dovessero trovare un accordo, la palla ripasserebbe alla Commissione, che sarebbe chiamata a formulare una nuova proposta, entro un mese, oppure lasciar perdere.
La risoluzione mira ad avere un forte peso sul voto dei paesi membri, mettendo di fatto la Commissione, ovvero il governo dell’Ue, in minoranza: secondo gli europarlamentari l’Unione dovrebbe innanzitutto eliminare la sostanza partendo con un divieto per l’uso domestico e un divieto per quello agricolo non appena saranno a disposizione alternative biologiche (ad esempio i cosiddetti sistemi di difesa integrata) sufficienti per il controllo delle erbe infestanti, e comunque entro 5 anni. La risoluzione si basa sul fatto che, al contrario di quelli fatti dalle agenzie comunitarie per la sicurezza alimentare e per i prodotti chimici, gli studi sulla sicurezza del glifosato condotti dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro hanno lasciato aperti molti dubbi sulla sicurezza del noto pesticida. Per i deputati, inoltre, i documenti interni della Monsanto – l’azienda proprietaria e produttrice del Roundup, di cui il glifosato è la principale sostanza attiva – che sono stati resi pubblici, hanno fatto sorgere dubbi in merito alla credibilità di alcuni studi utilizzati dalla Ue ai fini della valutazione della sicurezza del glifosato.

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