Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
I grandi mammiferi sono indispensabili per la rigenerazione delle foreste tropicali
Secondo un nuovo studio senza la dispersione dei semi effettuata da questi animali le foreste non sopravvivrebbero.
Quasi due terzi delle foreste tropicali nel sud-est asiatico sono in condizioni di degrado a causa del disboscamento, dell’agricoltura e dell’impatto antropico, la fauna di queste zone è stata decimata dalla caccia e dal commercio di carne selvatica. C’è un modo in cui queste foreste possono recuperare naturalmente il loro antico splendore, hanno però bisogno dei grandi animali selvatici che sono in grado di disperdere semi di piante e alberi in vaste zone.
Lo sostiene un nuovo studio pubblicato su Tropical Conservation Science che ha esaminato l’importanza dei grandi mammiferi come i primati, i tapiri, i cervi, gli zibetti e i cinghiali nella dispersione dei semi di grandi dimensioni nella foresta pluviale di Harapan, a Sumatra. Quest’area, 98.555 ettari di foresta pluviale caratterizzata da una straordinaria biodiversità, è stata gravemente intaccata dalla deforestazione e dall’agricoltura intensiva di palme da olio eppure, secondo i ricercatori, alcune specie animali ne hanno permesso il parziale ripristino.
Gli studiosi hanno installato 148 trappole fotografiche per monitorare i mammiferi della foresta e comprendere meglio il processo di dispersione dei semi. Dallo studio è emerso che molte specie sono propense ad ingerire i semi interi piuttosto che masticarli o disfarsene immediatamente, inoltre gli animali coprono grandi distanze durante i loro spostamenti e consumano una grande varietà di sementi.
Lo studio ha rivelato che i più comuni “giardinieri” delle foreste tropicali sono il macaco nemestrino (Macaca nemestrina), il muntjac rosso (Muntiacus muntjak), il cinghiale eurasiatico (Sus scrofa), il tragulo minore (Tragulus kanchil), il tapiro della Malesia (Tapirus indicus) e tutte le specie di zibetto. Meno frequente ma prezioso è il contributo dell’orso malese (Helarctos malayanus), la cui presenza, così come quella del tapiro, è stata registrata da un terzo delle fototrappole.
Solo dieci trappole fotografiche non hanno rilevato la presenza di potenziali dispersori. “Il risultato più sorprendente della nostra indagine relativa ai mammiferi terrestri dispersori di semi è che nonostante il degrado dell’habitat queste specie riescono a resistere e a rigenerare la foresta”, si legge nello studio.
Questa capacità dei grandi animali di porre rimedio ai danni provocati dall’uomo rappresenta un ulteriore motivo per proteggere la biodiversità, attraverso l’istituzione di aree protette e la regolamentazione della caccia e del commercio di carne selvatica.
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