Inaugurato a Kozani, in Grecia, il parco solare fotovoltaico bifacciale che darà energia a 75mila famiglie. Un altro passo verso l’indipendenza energetica europea.
C’è voglia di indipendenza energetica. Il più grande impianto solare fotovoltaico bifacciale d’Europa è stato inaugurato in Grecia, nella città di Kozani, da uno dei più grandi colossi petroliferi dei Balcani: la compagnia nazionale Hellenic Petroleum.
Il più grande impianto fotovoltaico bifacciale d’Europa
Il parco bifacciale, i cui pannelli sono in grado di produrre energia da ambo i lati, ha una potenza di 204 megawatt (MW) e sarà in grado di fornire energia a 75mila famiglie. “Il progetto riflette l’obiettivo nazionale di produrre energia più economica e pulita dal sole, col vento, dall’acqua”, ha detto lo scorso mercoledì durante l’inaugurazione il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis.
Nel 2020 la Grecia ha raggiunto il suo obiettivo coprendo con le rinnovabili il 21,7 per cento della domanda totale di energia, numeri confermati anche dall’ufficio di statistica dell’Unione europea. Obiettivo del Paese è di raddoppiare la capacità installata degli impianti per arrivare a 30 gigawatt (GW) di potenza entro il 2030 e coprire il 35 per cento dei consumi complessivi.
Voglia d’indipendenza energetica
Una stima che potrebbe essere rivista al rialzo considerata anche l’accelerata impressa dalla Commissione europea all’autonomia energetica. Dopo oltre 40 giorni dall’invasione della Russia in Ucraina, la decisione dell’Europa di essere indipendente dal gas russo diventa sempre più solida e va a rinvigorare il percorso del green deal con l’obiettivo al 2050 della neutralità climatica.
Autorizzazione e rilancio
Sembra che la Hellenic Petroleum stia percorrendo un percorso di transizione, motivo per cui oltre ad aver installato questo impianto solare intende aggiungervi un sistemi di stoccaggio dell’energia su larga scala. Serve, però, un’accelerazione nel rilascio delle autorizzazioni che, ha assicurato il primo ministro Mitsotakis, arriverà nei prossimi mesi. Considerato anche quanto il Paese voglia snellire le procedure burocratiche per accelerare la costruzione di nuovi impianti, soprattutto parchi eolici offshore, così da slegarsi dalle più inquinanti – e contese – fonti fossili.
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