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In apparenza, sembrano tutti d’accordo – Stati Uniti, Unione europea, Cina e Giappone – per abbassare le tariffe e altre barriere che limitano il commercio dei prodotti green. Alla fine del forum di Davos è stata infatti annunciata l’iniziativa che mira a sbloccare uno stallo all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio. Lo scopo è quello
In apparenza, sembrano tutti d’accordo – Stati Uniti, Unione europea, Cina e Giappone – per abbassare le tariffe e altre barriere che limitano il commercio dei prodotti green. Alla fine del forum di Davos è stata infatti annunciata l’iniziativa che mira a sbloccare uno stallo all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Lo scopo è quello di abbassare fino a un massimo del 5 per cento entro il 2015 le tariffe su 54 classi di prodotti, tra cui i pannelli solari e le turbine eoliche. Il fatto che anche Pechino abbia deciso di unirsi all’annuncio è significativo, visto che la Cina è il secondo esportatore e importatore mondiale di prodotti e servizi green dopo l’Unione europea e anche alla luce del fatto che Washington e Bruxelles avevano in passato accusato Pechino di dumping.
Ma negli stessi giorni in cui era annunciato il rilancio delle trattative, altri fatti andavano nella direzione opposta. Il dipartimento del Commercio americano ha aperto un’inchiesta contro la Cina per dumping e dazi industriali. Come risposta Pechino ha rafforzato i dazi sui prodotti in polisilicone provenienti da Stai Uniti e Corea del Sud.
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