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Attivisti Greenpeace a Napoli srotolano un manifesto con la foto della Deepwater Horizon in fiamme. Ma Eni li denuncia per il blitz sulla sua piattaforma.
Martedì mattina, 12 aprile, i climber di Greenpeace sono entrati in azione nella Galleria Umberto I di Napoli, dove hanno aperto uno striscione di circa 150 metri quadrati raffigurante l’incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon (quella del golfo del Messico, 2010). L’immagine era accompagnata dalla scritta “Mai più” e dall’invito a votare Sì al referendum sulle trivelle del prossimo 17 aprile. Positiva l’accoglienza dell’azione Greenpeace a Napoli da parte del sindaco, Luigi De Magistris.
Meno positiva la reazione del colosso energetico Eni, che proprio oggi avrebbe presentato un esposto denuncia presso la Procura della Repubblica di Ravenna contro gli attivisti di Greenpeace che il 30 marzo scorso manifestarono presso la piattaforma Agostino B, al largo di Marina di Ravenna.
Con quella azione dimostrativa l’ong annunciava a sua volta di aver presentato in 30 Procure un esposto contro la presenza di contaminanti nell’ambiente marino che circonda una trentina di trivelle offshore di Eni. Maggiori informazioni dovrebbero essere pubblicate a breve sul sito di Greenpeace.
Greenpeace ricorda che una norma del 2015 (DL 26 giugno, n. 105) esclude le piattaforme petrolifere dalla categoria di “impianti a rischio di incidente rilevante”. Questo significa che le compagnie non hanno l’onere di dimostrare quali accorgimenti sono in grado di adottare per scongiurare, contenere o mitigare sversamenti di ingenti quantità di idrocarburi in mare. Inoltre, quasi la metà delle piattaforme oggetto del referendum sono state installate prima del 1986, dunque non hanno sostenuto alcun procedimento di Valutazione d’Impatto Ambientale.
“’Le piattaforme petrolifere, oggi, non causano sversamenti. Sono tecnologicamente molto avanzate’, disse Barack Obama il 2 aprile 2010, a meno di tre settimane dal disastro del golfo del Messico. È la stessa sinistra sciocchezza che vanno ripetendo oggi tutti i sabotatori del referendum, quelli per cui è meglio non votare”, conclude Boraschi di Greenpeace.
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