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Esistono pesci da non comprare o pesci che si possono mangiare solo con le dovute attenzioni? Sì secondo Greenpeace e la sua “Guida ai consumi ittici”. Nella “lista rossa” dei pesci a rischio di estinzione o con un forte impatto ambientale finiscono il tonno pinna gialla, il tonno rosso, il pesce spada, il merluzzo (importato
Esistono pesci da non comprare o pesci che si possono mangiare
solo con le dovute attenzioni? Sì secondo Greenpeace e la
sua “Guida ai consumi ittici”. Nella “lista rossa” dei pesci a
rischio di estinzione o con un forte impatto ambientale finiscono
il tonno pinna gialla, il tonno rosso, il pesce spada, il merluzzo
(importato come baccalà o stoccafisso) e i gamberoni
tropicali. Date le condizioni generali della produzione ittica, non
è invece possibile stilare una vera e propria “lista verde”,
per questo Greenpeace suggerisce una serie di principi da seguire
per rendere il consumo di pesce più sostenibile.
Per tonni, pesce spada e merluzzo il problema principale
è lo stato disastroso delle risorse, peggiorato
ulteriormente dalla pesca pirata. I gamberoni tropicali, invece,
provengono da pratiche di acquacoltura che danneggiano la fascia
costiera intertropicale, cui si associano gravi violazioni dei
diritti umani. Anche per le specie nella “lista rossa” esistono,
però, eccezioni che devono essere sostenute, come ad esempio
la pesca tradizionale al tonno rosso delle tonnare fisse.
“Gran parte del prodotto ittico nazionale deriva dalla pesca a
strascico o dall’acquacoltura.” avverte Alessandro Giannì,
responsabile della campagna Mare di Greenpeace “Nel mondo “reale”
non esiste il bianco e il nero: non tutta la pesca a strascico ha
lo stesso livello di impatto, anche se si tratta di un tipo di
pesca generalmente distruttivo, così come non tutta
l’acquacoltura è sostenibile.”
Per orientarsi verso scelte più sostenibili,
l’associazione ha stilato una serie di consigli per i
consumatori:
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