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Il colosso indiano della moda si schiera con le foreste
Aditya Birla, uno dei principali produttori di tessuto del mondo, ha adottato una nuova politica ambientale per contrastare la deforestazione.
Le foreste antiche e minacciate non saranno più sfruttate, questo l’impegno preso da Aditya Birla, multinazionale indiana numero uno al mondo per la realizzazione di fibre in viscosa e produttore di tessuti per l’industria della moda.
L’annuncio è stato dato dal gruppo ambientalista canadese Canopy che ha contribuito a mediare l’impegno. Aditya Birla, la cui attività si estende in 36 paesi, realizza circa un quinto della produzione mondiale di fibre cellulosiche artificiali per tessuto, come la viscosa, ottenuta, dalla pasta di legno.
Proprio il massiccio impiego del legno ha spinto diverse associazioni ambientaliste a chiedere al gruppo Aditya Birla di ricorrere a legname sostenibile per frenare la deforestazione nel settore della cellulosa e della carta.
“Aditya Birla è una società dal fatturato di 45 miliardi dollari, i tessuti che produce sono ampiamente utilizzati in tutto il settore della moda e sono presenti nei negozi di tutto il mondo – ha dichiarato Nicole Rycroft, fondatrice di Canopy – l’impegno intrapreso può dare dunque un forte segnale anche agli altri produttori e si unisce al crescente movimento di marchi della moda che stanno riducendo l’impatto delle proprie produzioni”.
Kumar Mangalam Birla, presidente del gruppo Aditya Birla, ha confermato l’impegno della società volto a ridurre la deforestazione. “Abbiamo deciso di eliminare le fibre provenienti dalle foreste in pericolo dai nostri prodotti e siamo entusiasti di contribuire a guidare l’innovazione nello sviluppo di tessuti sostenibili”.
La società indiana si concentrerà dunque nello sviluppo di fonti di fibre alternative e di nuove tecnologie per ridurre l’impatto ambientale per poter approvvigionarsi in modo sostenibile garantendo la salute delle foreste.
L’iniziativa ha però delle lacune, l’accordo prevede infatti che la società indiana possa ancora acquistare la fibra da aziende che operano in maniera non sostenibile. Nicole Rycroft si professa comunque ottimista ritenendo che questa decisione possa avere un impatto positivo su tutto il settore.
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