Lo scorso anno quasi 14 milioni di persone hanno visitato l’arcipelago delle Canarie. Troppi per i 2 milioni di abitanti.
Il fascino praghese di Mucha
Chiunque abbia avuto la ventura di trascorrere anche solo qualche giorno a Praga, potrà facilmente riconoscere nell’arte di Alfons Mucha (1860-1939) la più icastica rappresentazione del genius loci inconfondibile della capitale ceca. Riferimenti ed archetipi figurativi ben riconoscibili che il Palazzo Reale di Milano evoca accogliendo nelle proprie sale, fino al 20 marzo, oltre 150
Chiunque abbia avuto la ventura di trascorrere anche solo qualche giorno a Praga, potrà facilmente riconoscere nell’arte di Alfons Mucha (1860-1939) la più icastica rappresentazione del genius loci inconfondibile della capitale ceca. Riferimenti ed archetipi figurativi ben riconoscibili che il Palazzo Reale di Milano evoca accogliendo nelle proprie sale, fino al 20 marzo, oltre 150 opere del celebre pittore praghese, nell’ambito di un’esposizione, “Alfons Mucha e le atmosfere Art Nouveau”, destinata ad approdare successivamente al Palazzo Ducale di Genova dal 30 aprile al 18 settembre.
Un universo popolato di trionfi floreali o di tipici motivi ornamentali a fiamma e a conchiglia, ma anche di lunghissime chiome femminili che si avvolgono come spire interminabili quasi dotate di vita propria, a segnalare la peculiare ambivalenza di una donna dall’eleganza serpentina ed aggraziata, dotata di levità angelica ma al tempo stesso del piglio seduttivo di una vera e propria femme fatale.
La mostra milanese articola in varie distinte sezioni i molteplici ambiti di interesse nei quali si espresse l’arte di Mucha, ovvero il mondo teatrale con i numerosi ritratti dedicati alla diva Sarah Bernhardt, i riferimenti costanti ad alcuni soggetti animali quali libellule, serpenti, pavoni e creature acquatiche, nonché a temi floreali altrettanto tipicamente Liberty, come iris, ninfee, gigli e rose, o raffigurazioni allegoriche del trascorrere del tempo, attraverso stagioni, parti della giornata o calendari.
Una sezione apposita viene dedicata agli influssi del cosiddetto “giapponismo”, ovvero di stilemi dell’arte esotica ed orientale quali la tendenza alla bidimensionalità o ai contrasti cromatici particolarmente squiillanti. Una doverosa e specifica attenzione viene riservata alla modernissima polivalenza di Mucha, che perseguì costantemente la contaminazione tra arte pittorica e produzioni decorativo-ornamentali attraverso le quali esercitò un influsso profondo e pervasivo sul gusto dell’epoca, come attestano anche i numerosi emuli o imitatori che la mostra non manca di citare o affiancare alle sue opere.
Ritroviamo dunque frammenti del mondo etereo e danzante di Mucha non solo nel design di gioielli, manufatti preziosi o scenografie teatrali, ma anche in oggetti di vita quotidiana come i celebri biscotti LU (Lefèvre-Utile), il cioccolato Idéal, manifesti, pubblicità, decorazioni di interni, profumi o prodotti per l’infanzia. E a ben guardare uno dei messaggi più significativi e pregnanti di questo artista, nato ad Ivančice ma riconosciuto e consacrato a Praga, risiede proprio nella frequentazione di queste cosiddette “arti minori” attraverso le quali la corrente figurativa dell’Art Nouveau recupera l’estetica anglosassone delle “Arts and Crafts”, orientata a valorizzare la creatività e l’abilità fabrile dell’artigiano quale alternativa ideale alle brutture della meccanizzazione e della monotonia cupa e deprimente della produzione in serie.
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