
I dati degli ultimi anni indicano un rallentamento nel processo di transizione energetica in Italia. Il rischio è di mancare gli obiettivi al 2030.
Gli italiani continuano ad amare l’energia solare come poche altre cose al mondo. L’undicesimo rapporto Gli italiani e il solare realizzato da Ipr Marketing e Fondazione Univerde non lascia spazio a dubbi. Presentato in occasione di Solarexpo, il rapporto indaga sul grado di consapevolezza degli italiani sull’importanza delle energie rinnovabili. Soprattutto dopo la pubblicazione, tra settembre
Gli italiani continuano ad amare l’energia solare come poche altre cose al mondo. L’undicesimo rapporto Gli italiani e il solare realizzato da Ipr Marketing e Fondazione Univerde non lascia spazio a dubbi. Presentato in occasione di Solarexpo, il rapporto indaga sul grado di consapevolezza degli italiani sull’importanza delle energie rinnovabili. Soprattutto dopo la pubblicazione, tra settembre e aprile, dei tre rapporti sul cambiamento climatico dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).
I numeri del rapporto
Negli ultimi due anni il favore degli italiani verso il solare non è mai sceso sotto l’80 per cento, mentre questo mese (maggio 2014) si attesta all’86 per cento. Un dato che ribadisce come non sono serviti a nulla i tentativi di lobby e multinazionali del petrolio di screditare le rinnovabili perché giudicate poco sicure (dal punto di vista della continuità) e troppo costose. Anzi. Secondo il sondaggio solo il 23 per cento degli italiani ritiene che il solare sia una fonte di energia costosa. Cinque anni fa era il 62 per cento.
Per far sì che il nostro paese rimanga ai vertici mondiali della produzione di energia solare, gli incentivi continuano a essere la soluzione migliore secondo gli italiani. Per la maggior parte sono soldi investiti in qualcosa di buono, giusto e sicuramente più utile dei soldi spesi per i combustibili fossili.
Incentivi, tutti li vogliono quando sono buoni
Per Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro dell’Ambiente e presidente della Fondazione Univerde, gli “incentivi devono adattarsi alle oscillazioni dei prezzi di produzione dell’energia solare. Devono essere più alti quando salgono i costi e scendere quando produrla costa meno. In futuro, però, all’incentivo economico deve sostituirsi quello normativo: defiscalizzare, snellire il sistema burocratico in modo da favorire la produzione diffusa anche attraverso la ricerca di sistemi di accumulazione di energia prodotta attraverso le rinnovabili”.
Quest’anno il rapporto ha anche un focus dedicato al cambiamento climatico. Secondo l’83 per cento degli italiani è un dovere assoluto triplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili a livello globale, come suggerito dai rapporti dell’Ipcc, per evitare eventi catastrofici. Al contrario, nessuno spazio per l’energia nucleare. Secondo Pecoraro Scanio “anche se non produce CO2, il nucleare non è rinnovabile e ha dei profili di rischio e di pericolosità ingestibili per il sistema pianeta. Lo hanno dimostrato Chernobyl, ma anche Fukushima nonostante il Giappone sia uno dei paesi più attento ai sistemi di prevenzione. Il nucleare è l’energia più pericolosa del pianeta”.
Nonostante questo, sono ancora troppi gli italiani che non hanno fiducia nella capacità di governi e organizzazioni internazionali di saper gestire la questione climatica. Per il 72 per cento le lobby del petrolio e del carbone contano ancora troppo. E per cambiare questa tendenza, non serve solo investire nella green economy, ma bisogna costruire una green society. Una società di persone consapevoli in grado di cambiare le agende politiche grazie alle loro azioni e al loro voto.
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