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La Camera americana ha votato a favore dell’avvio della procedura di impeachment contro il presidente Donald Trump.
La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha votato, il 18 dicembre 2019, a favore della procedura di “impeachment” che pone il presidente americano Donald Trump formalmente sotto accusa per abuso di potere e per ostruzione al Congresso.
Il sospetto è che il leader americano abbia esercitato pressioni sul presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky affinché quest’ultimo aprisse un’inchiesta sulla famiglia del candidato democratico alle presidenziali Joe Biden. Per “convincere” il leader europeo, il miliardario statunitense avrebbe bloccato temporaneamente degli aiuti militari pari a 391 milioni di dollari.
Dopo un dibattito durato più di sei ore, i deputati americani hanno convalidato l’accusa di abuso di potere con 230 voti a favore e 197 contrari, e quella di ostruzione al Congresso con 229 sì e 198 no. Si tratta della terza volta nella storia degli Stati Uniti che contro un presidente viene avviata una procedura di impeachment. Il primo caso fu quello di Andrew Johnson nel 1868, quindi, 130 anni più tardi, sarà la volta di Bill Clinton. Negli anni Settanta, invece, Richard Nixon evitò il processo dimettendosi prima del voto.
Ora Donald Trump si vedrà costretto a difendersi di fronte al Senato. Il processo dovrebbe essere avviato all’inizio del 2020, non appena la Camera avrà trasmesso la documentazione all’altro ramo del Parlamento. “Sarò assolto”, ha commentato il presidente americano, puntando il dito contro i democratici, accusati di voler “annullare il voto di 63 milioni di americani”.
In tutto ciò, però, si è registrato un giallo. La speaker della Camera, la democratica Nancy Pelosi, ha spiegato nella serata di mercoledì di non potersi impegnare ad inviare la documentazione sull’impeachment dal momento che il leader dei repubblicani al Senato, Mitch McConnell, non sarebbe in grado di garantire un processo equo a carico di Donald Trump. Secondo la stampa internazionale, non è escluso che tali documenti non vengano in realtà mai trasmessi: uno scenario considerato “estremo”, ma che sarebbe caldeggiato da alcuni democratici. Secondo i quali un’assoluzione rapida del presidente rischierebbe di rafforzarlo.
Qualora il processo dovesse invece avere luogo, occorrerà che democratici e repubblicani si accordino sulla durata dello stesso, nonché sulla lista dei testimoni convocati. Per far sì che il presidente venga condannato, infine, servirà una maggioranza dei due terzi. Ciò significa che buona parte dei conservatori dovranno voltare le spalle a Donald Trump, considerato che i democratici occupano soltanto 47 seggi sui 100 totali del Senato.
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