
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Per molti di noi il percorso verso un mondo più sostenibile è paragonabile all’attraversamento di un passo alpino, una strada in salita e dissestata piena di curve complicate e tornanti. È una sfida, e proprio come quando si scala una montagna occorre avere in mente un quadro d’insieme. A volte bisogna concentrarsi sul tratto che
Per molti di noi il percorso verso un mondo più sostenibile è paragonabile all’attraversamento di un passo alpino, una strada in salita e dissestata piena di curve complicate e tornanti. È una sfida, e proprio come quando si scala una montagna occorre avere in mente un quadro d’insieme. A volte bisogna concentrarsi sul tratto che si ha davanti, altre volte si fa una pausa, si volge lo sguardo indietro e guardando il panorama si ha l’occasione di riflettere sul traguardo raggiunto. Man mano che il viaggio procede, l’obiettivo principale diventa salire sempre più in alto e arrivare ad altitudini maggiori, mentre la riflessione interiore e la ricerca di un senso e di un significato diventano sempre più intense.
Tutti coloro che nella propria vita hanno dovuto affrontare una sfida difficile si possono rivedere nella situazione appena descritta. Vale per i singoli individui. Ma vale anche per i team, le organizzazioni e le aziende.
Pensate alla scalata come a una metafora di cambiamento. Partiamo dai piedi della montagna, che fondamentalmente rappresentano “la vita e il lavoro di tutti i giorni”, basati in gran parte sul raggiungimento di un profitto economico e sul consumo come principale criterio di successo. La vetta simboleggia una possibile ridefinizione di business come un potente strumento che ci prepara a vivere e lavorare in un mondo che presto arriverà a contare 9 miliardi di persone, e un punto in cui miriamo a obiettivi che diano pari peso alle persone, al pianeta e al profitto.
La sostenibilità, dopotutto, ha il compito di ottenere questi tre risultati. Negli ultimi cento anni non siamo stati sostenibili perché ci siamo concentrati esclusivamente sull’aspetto finanziario e sulla crescita come unici modelli di successo. Ciò ha portato a uno squilibrio drammatico per cui abbiamo ossessivamente ottenuto successi economici a spese della natura e delle persone. D’altro canto, per agire in modo sostenibile, bisogna prendere in considerazione, valutare e trarre vantaggio anche dai fattori sociali e ambientali. E io mi sono reso conto che quando si agisce in questo modo, la somma dei tre fattori è maggiore delle tre componenti prese separatamente e il risultato è più efficace, più olistico (e più soddisfacente dal punto di vista economico).
Dunque come ci accingiamo a scalare il monte della sostenibilità? Quali sono i vantaggi efficaci e olistici che ne derivano? Perché le aziende dovrebbero esserne interessate?
Cominciamo dal fondo del valico. Per tutti noi, individui e organizzazioni, il viaggio parte dalla consapevolezza, dall’accettazione che la vita e gli affari devono cambiare drasticamente in funzione di un mondo sempre più affollato, inquinato e a corto di risorse. Questa consapevolezza ci porta a identificare e a soppesare alcune attività umane e il loro impatto ambientale e sociale che in passato abbiamo in gran parte ignorato. Tra queste l’energia, la CO2, i rifiuti, l’acqua, la provenienza dei materiali, tutte cose che fino a 10 anni fa molti di noi non prendevano neppure in considerazione. Ora le aziende tengono traccia dell’impatto sociale e ambientale con sempre più precisione e si sforzano di espandersi utilizzando sempre meno risorse. I risultati sono spesso presentati nei loro rapporti annuali sulla sostenibilità o sulla responsabilità sociale delle imprese.
Valutare l’efficienza delle risorse e dei miglioramenti fatti si traduce quasi sempre in risparmio monetario, in altre parole “trasformare il verde in oro”. Inoltre, incoraggiare sforzi di questo tipo aiuta ad affermare la reputazione e l’orientamento di un’azienda verso un pubblico sempre più consapevole.
Questo è il primo passo della scalata sul monte della sostenibilità, un esercizio fondamentale per comprendere il nostro impatto sulle persone, sul pianeta e sul profitto. Molte imprese (e persone) raggiungono questo livello, e spesso si bloccano qui, arrivano quindi più o meno a un terzo dalla cima. Ancora oggi, molte conferenze sulla sostenibilità a cui assistiamo si focalizzano soprattutto su come si riesca a risparmiare carburante grazie a nuove tecniche di guida, come si possano produrre bottiglie d’acqua con il 10 per cento in meno di plastica, lattine delle bibite con vernici meno tossiche o palettine da caffè con legno riciclato. Il messaggio in pratica è “provocare meno danni per fare la stessa cosa” e suona poco motivante e sulla difensiva.
Alcune aziende hanno superato con successo questo livello di sostenibilità in cui la consapevolezza di avere a disposizione risorse limitate dà impulso all’innovazione e crea un vantaggio competitivo. Automobili ibride, detergenti biodegradabili o la costruzione di palazzi residenziali in legno laminato invece di cemento armato sono esempi di sostenibilità volta all’innovazione che aprono nuovi settori di attività e nuovi mercati e collocano le aziende in una posizione di leadership nella new economy. Si può dire che un veicolo costruito in una fabbrica che inquina di meno, creato con pratiche etiche, con l’uso di materiali ricavati in modo consapevole e di minori quantità di combustibili e responsabile di una minore quantità di emissioni dannose può condurre (letteralmente) a risultati che soddisfino “le persone, il pianeta e il profitto”.
Ora siamo arrivati a due terzi del cammino sul monte della sostenibilità…
L’ultima fase è quella in cui la trasformazione sarà più netta. Man mano che ci avviciniamo alla vetta della montagna continuiamo a usare le risorse in modo più efficace e innovativo. Ma qualcos’altro sta succedendo: ora riformuliamo la questione prescindendo dalle connotazioni negative della limitatezza delle risorse. Non si tratta più di gestire un’azienda innovativa e a minore impatto aziendale ma di introdurre, grazie a una maggiore comprensione dell’idea di sostenibilità, i concetti positivi di salute, benessere, ripresa e ristabilimento. Riformuliamo il discorso e concentriamoci su ciò che è davvero importante per noi, per la nostra essenza. Spostiamo l’attenzione dal guadagno e parliamo invece delle persone, delle comunità, della natura e del nostro benessere mentale e spirituale.
Non mi viene in mente un esempio migliore se non i nostri luoghi di lavoro. Molti di noi trascorrono la maggior parte della propria vita in ufficio. E fin troppo spesso li definiamo “a basso impatto” o “Breeam Outstanding”. Invece, credo che dovremmo parlare di come gli uffici – pieni di innovazioni sostenibili – ci aiutino a migliorare la collaborazione, la produttività e l’impegno. Grazie a un ufficio progettato per essere illuminato da luce naturale ed esposto ad aria fresca, ci sentiamo più carichi a fine giornata. Grazie a un ufficio pieno di piante siamo più rilassati, respiriamo aria più pulita e siamo meno stanchi. Grazie a un ufficio dotato di buone attrezzature per le biciclette, un giardino pensile e buon cibo, i nostri impiegati sono più portati a dare di più e a impegnarsi anima e corpo nel proprio lavoro. E grazie a un ufficio basato sul design intelligente possiamo creare ambienti più motivanti e gradevoli, non il solito “cubicolo dotato di computer per ciascuno”. Questi concetti “sostenibili” riescono a creare legami più profondi e radicati tra le persone. L’attenzione alla salute e al benessere è stimolante e positiva… non come le solite frasi sulla “riduzione delle emissioni di anidride carbonica”.
Per i dubbiosi, si possono quantificare e monetizzare questi fattori. Parlando con molti amministratori delegati, direttori finanziari, capi di proprietà tutti sono sempre più convinti che questo è il miglior modo di servirsi della sostenibilità per modificare il dialogo con i propri clienti e impiegati. In un ufficio, per esempio, i costi dell’energia rappresentano l’1-2 per cento del totale, mentre gli impiegati come minimo l’80 per cento. La sostenibilità, per come la intendiamo noi, è un modo sicuro per incrementare la produttività dell’80 per cento!
Oltretutto, questo approccio è particolarmente efficace perché la piattaforma della sostenibilità permette alle aziende di dire “perché” sono in affari – il motivo e lo scopo vero e proprio per cui è stata fondata – e non di presentare come al solito il prodotto e i servizi offerti o le qualità dell’impresa. Come Simon Sinek afferma elegantemente con la sua metafora dei cerchi d’oro, la gente si aspetta sempre più di sapere il “perché” di un’azienda, non il “cosa”.
All’origine della scalata sul monte della sostenibilità sta l’importanza di riformulare il concetto di sostenibilità e allontanarsi da “ciò che ormai non si può più fare”, che non è d’aiuto al pianeta, per abbracciare la visione positiva di “come potrebbe essere il mondo”. Abbiamo davvero bisogno di immaginazione positiva e di pensare a cosa desideriamo nel business, ma anche nella politica e nella vita quotidiana.
La sostenibilità può servire da ispirazione, non come le solite stime negative delle emissioni che ormai sono all’ordine del giorno nelle aziende.
Un amico di recente mi ha detto che la sostenibilità lo ha reso libero. Prima lavorava un’infinità di ore, mettendo la salute e il rapporto con i suoi familiari a repentaglio. Poi ha incontratoPaul Hawken e David Suzuki che gli hanno insegnato come gestire un’attività e allo stesso tempo salvare il pianeta e ricercare risultati brillanti e sociali. Ora lavora tanto comunque ma ha trovato un migliore equilibrio e obiettivi più definiti. Ora i suoi familiari sanno il perché del suo lavoro ed è questo che fa la differenza. (PM)
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