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Nessun danno ambientale nell’incendio del golfo del Messico, ma a dirlo è la compagnia petrolifera Pemex
Rimangono però molti dubbi sull’attendibilità della sua dichiarazione e sulle reali conseguenze dell’incendio divampato nel golfo del Messico.
Sono immagini che non si scorderanno facilmente quelle dell’incendio che venerdì 2 giugno è divampato sulla superficie del golfo del Messico, al largo della penisola dello Yucatán. I video dell’incidente mostrano un’enorme palla di fuoco bruciare nell’acqua, in mezzo al mare, mentre alcuni mezzi di soccorso tentano in ogni modo di spegnerla. Ad oggi, non si sa ancora cosa stesse bruciando o quali sostanze siano state usate per spegnere le fiamme. La preoccupazione è stata subito per i danni ambientali, ma secondo la compagnia petrolifera Pemex, proprietaria delle condutture, non ce ne sarebbero stati. Forse, però, è ancora un po’ presto per dirlo.
“Non ci sono danni ambientali”
Il gas sarebbe fuoriuscito da una conduttura sottomarina, a soli 150 metri di distanza dalla piattaforma petrolifera di Ku Maloob Zaap. L’incendio sarebbe poi scoppiato a causa di un temporale che ha colpito la zona e ci sarebbero volute cinque ore prima di spegnere le fiamme, stando a quanto indicato da Pemex.
La stessa Pemex riporta in un comunicato stampa che non ci sarebbero state conseguenze ambientali grazie all’intervento tempestivo che ha permesso di controllare l’incendio ed evitare la fuoriuscita di petrolio.
L’analisi di Pemex è inconcludente
Tuttavia, i dubbi rimangono dato che la compagnia non ha presentato un’analisi approfondita dell’impatto dell’incidente e non si è nemmeno impegnata per commissionarne una. Nella dichiarazione, Pemex si limita solamente a indagare le cause della fuoriuscita di gas che avrebbe poi causato l’incendio.
Gustavo Alanis, membro della Cemda (il centro messicano di diritti ambientali), ha spiegato che è troppo presto per una conclusione del genere e che la compagnia dovrebbe preparare “un dettagliato studio dell’impatto che il fuoco ha avuto sull’ambiente”, così come un piano per riparare il danno. Decine di gruppi per la protezione dell’ambiente, tra cui anche Greenpeace, si sono uniti alla richiesta, anche perché, davanti a un disastro del genere, sono ancora troppi i punti da chiarire prima di poter affermare davvero che non ci siano stati danni per l’ambiente.
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