
Sei anni fa l’Indonesia era avvolta dal fumo degli incendi, oggi viene citata come esempio per la lotta alla deforestazione. Ma il quadro resta delicato.
In Indonesia, a causa degli incendi che soprattutto a settembre hanno devastato il Paese, sono andati in cenere 8.578 chilometri quadrati di territorio.
Anche quest’anno l’Indonesia, che ospita alcune delle foreste primarie più antiche del pianeta, ha pagato un conto salatissimo agli incendi. I roghi, che a settembre hanno raggiunto il picco, sono stati i peggiori dal 2015. Hanno infatti bruciato 8.578 chilometri quadrati di terra in tutto il Paese, secondo quanto riferito dal ministero dell’Ambiente e delle foreste.
Il Kalimantan, la parte indonesiana dell’isola del Borneo, è l’area più colpita dagli incendi, con 4.281 chilometri quadrati di superficie bruciata, seguita da Sumatra con 1.887 chilometri quadrati. La maggior parte dei roghi, circa il 93 per cento, ha però colpito aree già disboscate, ha spiegato Raffles B. Pandjaitan, incaricato della gestione degli incendi boschivi del ministero dell’Ambiente indonesiano. Un quarto delle aree bruciate è invece coperto da torbiere prosciugate e degradate, depositi di residui vegetali estremamente infiammabili e in grado di immagazzinare enormi quantità di CO2.
Gli incendi sono perlopiù di origine dolosa e sono utilizzati per deforestare terreni per la produzione di pasta di legno, carta e olio di palma. Le fiamme continuano a divampare e a rendere sempre più irrespirabile l’aria della nazione asiatica. In particolare i roghi sono ancora in corso nelle aree orientali dell’isola di Giava e nella provincia di Jambi, situata sulla costa orientale dell’isola di Sumatra.
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Qui si stanno diffondendo nel parco nazionale di Sembilang, area ricchissima di biodiversità che offre riparo a specie rare e minacciate, come la tigre di Sumatra (Panthera tigris sumatrae), l’elefante di Sumatra (Elephas maximus sumatranus) e il leopardo nebuloso del Borneo (Neofelis diardi). Le fiamme hanno costretto le autorità locali a ordinare la chiusura delle scuole elementari e dovrebbero continuare ad ardere fino alla fine dell’anno, ha affermato Raffles.
Il numero delle aree incendiate è drasticamente diminuito rispetto lo scorso mese, anche grazie alle piogge cadute su molte regioni. A ottobre sono stati segnalati 3.054 hotspot, contro i 16.429 di settembre. Anche l’intensità della foschia, che per settimane ha letteralmente inghiottito l’Indonesia, Singapore e alcune parti della Malesia, si è ridotta grazie al termine della stagione secca.
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