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Un progetto di estrazione di nichel, prezioso per le batterie delle auto elettriche, minaccia i territori degli indigeni in Indonesia. I dubbi su Tesla.
L’accusa è di quelle che pesano. Tesla, insieme ad altre aziende tedesche e francesi, potrebbe essere coinvolta in un enorme progetto in Indonesia di estrazione di nichel collegata alla produzione di batterie elettriche. L’ong Survival International, infatti, ha denunciato che un imponente progetto di estrazione sta minacciando l’esistenza di un popolo incontattato unico.
Il nichel estratto da qui serve per le batterie dei veicoli elettrici. Ora rimane da capire se il nichel fornito a Tesla proviene da questa miniera. Il progetto criticato dall’ong, infatti, fa parte di un più ampio programma del governo indonesiano di diventare un importante produttore proprio di batterie per auto elettriche. Un piano in cui compagnie internazionali come Tesla stanno già investendo miliardi di dollari.
L’estrazione di nichel sull’isola di Halmahera è destinata a distruggere vaste aree forestali abitate da circa 300-500 membri incontattati del popolo hongana manyawa, secondo l’ong. “Se le attività minerarie dovessero proseguire come previsto”, scrive Survival, gli indigeni “non sopravviveranno”.
Gli hongana manyawa – nome che nella loro lingua significa “popolo della foresta” – sono uno degli ultimi popoli di cacciatori-raccoglitori nomadi dell’Indonesia. Ma come spiega Survival, ora questo popolo rischia di assistere alla devastazione del proprio territorio in nome della sostenibilità.
Queste attività minerarie sono illegali secondo la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni poiché i popoli incontattati non hanno fornito un “consenso libero, previo e informato” allo sfruttamento della loro terra da parte di un soggetto esterno. Si tratta di un requisito legalmente necessario per tutte le attività commerciali nelle terre indigene.
La Weda Bay Nichel (Wbn), compagnia di cui la francese Eramet è comproprietaria, investe nell’isola da almeno due decadi e, come spiega ancora Survival, dal 2019 ha avviato estrazioni di minerali in territori appartenenti agli hongana manyawa, “nonostante fosse consapevole di questa sovrapposizione”. Da allora sono già state distrutte vastissime aree di foresta che gli i nativi considerano la propria casa.
E la compagnia non accenna a fermarsi: l’intenzione è quella di aumentare il ritmo delle estrazioni e di continuare le attività per 50 anni. Anche il gigante chimico tedesco Basf starebbe progettando di collaborare con Eramet per costruire una raffineria di nichel e cobalto.
“È scioccante che le aziende che producono auto elettriche vendano ai clienti la promessa di un consumo etico mentre la loro filiera di approvvigionamento distrugge un popolo incontattato” ha dichiarato la direttrice generale di Survival International Caroline Pearce.
Il presidente indonesiano Joko Widodo e il fondatore di Tesla Elon Musk hanno avviato già da tempo una relazione commerciale: secondo fonti indonesiane, un accordo del valore di 5 miliardi di dollari per l’acquisto di forniture di nichel sarebbe stato siglato già un anno fa, nel 2022 .
Inoltre, dopo aver bloccato le esportazioni di nichel per attrarre gli investitori, l’Indonesia ha offerto una serie di incentivi diretti alla Tesla perché la compagnia di auto elettriche investa nel paese asiatico, tra cui concessioni minerarie, agevolazioni fiscali e un piano di sussidi per l’auto elettrica.
Tesla, che non ha replicato né in merito all’accordo con l’Indonesia né alle accuse di Survival, sta effettivamente cercando un ulteriore hub di produzione, come riportato dall’agenzia di stampa Reuters. L’azienda attualmente produce veicoli elettrici in quattro sedi: California, Shanghai, Texas e Berlino. Gli analisti stimano che Tesla avrebbe bisogno di costruire altre sette o otto “gigafabbriche” per raggiungere l’obiettivo di Musk di vendere 20 milioni di veicoli elettrici entro il 2030. L’Indonesia, infatti, non è l’unico paese che sta cercando di accaparrarsi l’attenzione dell’imprenditore: in lista ci sono anche Messico, Canada e Corea del Sud.
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