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Un trattato per la cessione dei mari italiani alla Francia è stato firmato più di un anno fa. Per sfruttare il petrolio. L’Italia non l’ha ancora ratificato
Un accordo dal nome trattato di Caen che ridisegna i confini dei propri mari di competenza è stato firmato un anno fa, il 21 marzo 2015, dai ministri degli Esteri di Italia e Francia, Laurent Fabius e Paolo Gentiloni. Questo testo prevede che l’Italia ceda alla Francia tratti di mare ligure, sardo e toscano. Un accordo ratificato per ora solo dalla Francia e non ancora dall’Italia, quindi non ancora in vigore. Eppure sono diversi i casi di pescatori italiani, ignari di tutto ciò a cui è stato impedito di pescare in acque – fino al giorno prima – “italiane”, come racconta un reportage di Nicole di Giulio e Antonella Spinelli apparso di recente su Internazionale.
In realtà l’inizio delle trattative risale al 2006, per cui sono più di dieci anni che Francia e Italia si confrontano su questo punto. Il ministero degli Esteri, in una sua nota informativa riportata da Butac.it, spiega che “l’accordo firmato a Caen, frutto di un negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012, risponde alla necessità di stabilire confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicienti e alla luce delle sopravvenute norme della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos, 1982). Se si esclude la citata Convenzione del 1982, l’accordo del 2015 colmerebbe un significativo vuoto giuridico, avendo portata generale e riguardando ‘i mari territoriali, la piattaforma continentale e le acque sotto la giurisdizione’ delle parti”.
Quindi, in realtà, si tratta di una convenzione datata 1982, oltre 30 anni fa. Negli anni Ottanta le Nazioni Unite avevano previsto una convenzione secondo la quale ogni nazione potesse disporre di una zona di mare “esclusiva” e sfruttabile economicamente di 200 miglia marine di grandezza e che le nazioni con mari limitrofi, come nel caso in questione, stabilissero dei confini attraverso accordi ad hoc.
Il vero protagonista dell’accordo, secondo quanto riportato da Internazionale, non sarebbe la pesca bensì il petrolio. Infatti l’articolo 4 del trattato di Caen prevede che “i due paesi si impegnino a cooperare nel caso di scoperta di giacimenti fossili lungo i nuovi confini”. Mentre la Francia ha vietato le ricerche petrolifere su tutto il territorio nazionale, comprese le acque entro le 12 miglia dalla costa, la Tgs Nopec, azienda petrolifera norvegese, ha chiesto al ministero dell’Ambiente italiano di poter effettuare prospezioni al largo della costa sarda (già nel 2001 la Tgs aveva effettuato le prime prospezioni in quell’area tramite la tecnica contestata dell’air gun, ovvero esplosioni di aria compressa sott’acqua). È come se, conclude il reportage, l’Italia facesse il lavoro sporco e poi i due stati si dividessero il bottino.
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