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Dopo la firma a New York dell’accordo sul clima, l’ultimo rapporto di Fondazione sostenibile mostra un’Italia ancora indietro su rinnovabili ed emissioni.
L’Italia dovrà definire una nuova Strategia Energetica Nazionale, se vuole rispettare gli impegni presi a New York. È quanto emerge dall’ultimo rapporto elaborato da Fondazione Sviluppo Sostenibile “Climate Report”, che ha analizzato le implicazioni e i futuri impegni a livello internazionale e nazionale da rispettare per restare sotto i 2°C e puntare a 1,5°C.
“L’attuazione dell’accordo di Parigi obbliga ad una svolta delle politiche climatiche, a tutti i livelli, compreso anche quello nazionale”, ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione. “Prima si parte, prendendo atto realmente del nuovo obiettivo, prima si possono cogliere le opportunità di nuovi investimenti, di nuova occupazione, di sviluppo di una green economy richiesti e promossi dalle più incisive misure climatiche dell’accordo”.
Per l’Italia l’impegno dovrà essere maggiore perché, come spiega il rapporto, le emissioni di CO2 sono aumentate per la prima volta dopo anni di riduzione, a fronte di un aumento dei consumi e ad uno stop alla crescita delle rinnovabili.
Ciò che risulta subito chiaro è che, dopo anni positivi di investimenti nelle fonti rinnovabili che ci vede tra i leader a livello mondiale, oggi “il quadro è notevolmente peggiorato: le rinnovabili sono passate dal 16,7 per cento nel 2013 al 17,3 per cento del 2015, con una crescita modestissima, dello 0,2 per cento all’anno”, mentre “è diminuita la quota di elettricità da fonti rinnovabili passando dal 43 per cento al 38 per cento tra il 2014 e il 2015”. Un passo troppo lento che ci pone lontani dagli obiettivi del 27 per cento entro il 2030.
Ma il rapporto fornisce anche i punti su cui lavorare. Innanzitutto dovrà raddoppiare la quota di fonti rinnovabili del consumo energetico finale entro il 2030, passando dal 17,3 per cento di oggi a circa il 35 per cento. “Nel solo comparto elettrico – continua il rapporto – le rinnovabili dovrebbero soddisfare almeno i 2/3 della domanda di elettricità”. Non solo, ma le emissioni andranno ridotte del 50 per cento rispetto al 1990 (oggi siamo a circa il 20 per cento) e ridotti i consumi energetici del 40. Una strategia che dovrà essere globale e condivisa.
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