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La Francia sommersa dai rifiuti radioattivi: “Triplicheranno entro il 2080”
Nel Paese è presente quasi un milione e mezzo di metri cubi di rifiuti radioattivi. Diventeranno 4,3 milioni entro i prossimi 65 anni.
In Francia la quantità totale di rifiuti radioattivi presenti sul territorio è pari ad 1,46 milioni di metri cubi. Il dato è stato reso noto il primo luglio dall’Agence nationale pour la gestion des déchets radioactifs (Andra), che nel suo rapporto triennale ha sottolineato come tale cifra – supponendo una durata operativa media di 50 anni dei reattori nucleari – sia destinata a triplicare entro il 2080, arrivando a toccare i 4,3 milioni di metri cubi.
Il rilevamento dell’agenzia francese è relativo al 31 dicembre 2013. Alla stessa data, nel 2010, non si superavano gli 1,32 milioni di metri cubi: “Ciò significa – ha spiegato all’agenzia AFP Michèle Tallec, responsabile del servizio Inventario e Pianificazione dell’Andra – che la produzione annuale di rifiuti radioattivi rappresenta ormai l’equivalente di due chilogrammi per ciascun abitante”. Il 60 per cento di tale montagna di materiale proviene dal settore elettronucleare; il 27 per cento dalla ricerca e la quota rimanente da difesa, comparto medico e altre industrie.
“La maggior parte dei rifiuti – ha aggiunto Tallec – proverrà in futuro dallo smantellamento delle installazioni nucleari”. Tra queste, anche il reattore attualmente in costruzione a Flamanville, che dovrebbe essere operativo a partire dal 2017 e rimanere in vita per circa 60 anni. Si tratta, dunque, di una questione di non facile soluzione per la Francia: nel suo rapporto l’agenzia ricorda infatti che tra il 2020 e il 2025 risulterà completamente pieno il sito di stoccaggio di Morvilliers, uno dei più grandi del Paese, situato nella regione Champagne-Ardenne. “Occorre inoltre ricordare che il rapporto dell’Andra non tiene conto della totalità dei rifiuti presenti in Francia, dal momento che la legge permette di non catalogare come tali, ad esempio, i materiali derivanti dalle attività di estrazione mineraria di uranio”, spiega a LifeGate Charlotte Mijeon, dell’associazione Sortir du nucléaire.
Politicamente, inoltre, per il presidente François Hollande la questione nucleare si sta rivelando sempre più un problema. Gli ecologisti transalpini gli rimproverano, infatti, la “retromarcia” effettuata rispetto alle promesse avanzate in campagna elettorale, quando il leader socialista dichiarò a più riprese di voler ridurre del 50 per cento l’energia prodotta grazie all’atomo, entro il 2025. “L’unica scelta saggia – conclude Mijeon – è quella di abbandonare il nucleare. È inconcepibile che si scelga ancora una fonte di energia che l’uomo ha dimostrato di non essere in grado di gestire”.
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