I laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco invasi dalle microplastiche

Uno studio ha permesso di rintracciare microplastiche nella quasi totalità dei campioni prelevati nei tre laghi.

Il 98 per cento dei campioni di acqua prelevati nei laghi di Bracciano, Trasimeno e Piediluco sono contaminati da microplastiche. I risultati del progetto Life Blue Lake, cofinanziato dal programma Life della Commissione europea e coordinato da Legambiente, sono senza appello e confermano come le particelle derivanti dalla degradazione dei prodotti di plastica siano ormai onnipresenti. Con tutto il loro impatto sugli ecosistemi e sulla salute umana.

I colpevoli: buste di plastica e capi d’abbigliamento tecnico e sportivo

L’analisi, durata due anni, è stata effettuata in una serie di laghi italiani, e ha permesso di identificare in particolare la presenza di polietilene, le cui caratteristiche chimico-fisiche hanno permesso di risalire all’origine: la maggior parte delle microplastiche proviene da vecchie buste di plastica.

microplastiche
Raccolta di frammenti di plastica in spiaggia © iStock

Assieme ai tre bacini citati, le rilevazioni sono state effettuate anche in due impianti di depurazione dei laghi di Garda e Castreccioni (quest’ultimo in provincia di Macerata), nonché in tre di potabilizzazione. In questi casi la presenza di microplastiche è stata rilevata nel 30 per cento dei campioni, nei casi più positivi; nel 90 per cento in quelli più allarmanti. In questi casi ad essere presenti sono soprattutto frammenti e fibre di poliestere e polipropilene, la cui origine è legata in particolare a capi d’abbigliamento tecnico e sportivo.

Troppa poca attenzione alle microplastiche nei laghi

“Avviato nel 2019 – spiegano in un comunicato gli organizzatori dell’iniziativa – Life Blue Lakes è nato dalla consapevolezza che la maggior parte delle ricerche si concentra da diversi anni sugli impatti delle plastiche negli ecosistemi marini mettendo in ombra il ruolo delle acque dolci, in particolare dei laghi, importanti riserve idropotabili ma anche grandi ricettori di microplastiche ed inquinanti in generale”.

“Sebbene la ricerca nelle acque interne si sia ampliata negli ultimi anni – ha commentato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – molto resta ancora da comprendere sulle dinamiche di distribuzione delle microplastiche in questi ambienti e a livello di bacino. È fondamentale che i responsabili politici diano priorità all’ulteriore progresso della ricerca, inserendo le microplastiche tra i parametri di monitoraggio previsti dalla normativa a livello europeo e nazionale”.

Una campagna rivolta alle aziende

A partecipare, assieme a Life e Legambiente, sono stati l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, l’Arpa Umbria, l’Enea, il Politecnico delle Marche, il Global nature fund e la Fondazione lago di Costanza. Un progetto che ha visto anche l’impegno di 40 Comuni e di un’ottantina di altre realtà, che hanno contribuito a titolo volontario, con l’obiettivo di ridurre i rifiuti di plastica, ad esempio potenziando la raccolta differenziata, sensibilizzando la popolazione locale o ripulendo le sponde lacustri.

È stata anche lanciata una campagna rivolta ad aziende europee di cosmetici, abbigliamento outdoor e pneumatici. Secondo l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), anche soltanto considerando la quota di microplastiche che viene aggiunta intenzionalmente ai prodotti, si arriva tra Unione Europea e Spazio economico europeo a circa 145mila tonnellate.

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