Latte e osteoporosi, luci e ombre

Recentemente Walter Willet, capo della Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Harvard, ha dichiarato su Newsweek che consumare latte e derivati non sempre rende le ossa più forti. Anche alcuni nutrizionisti puntano il dito contro questo alimento: lo considerano il maggior imputato del colon irritabile e del meteorismo. Affermano che siamo gli unici animali del

Recentemente Walter Willet, capo della Scuola di Salute Pubblica
dell’Università di Harvard, ha dichiarato su Newsweek che
consumare latte e derivati non sempre rende le ossa più
forti. Anche alcuni nutrizionisti puntano il dito contro questo
alimento: lo considerano il maggior imputato del colon irritabile e
del meteorismo.

Affermano che siamo gli unici animali del pianeta dediti al suo
ossessivo consumo oltre lo svezzamento fisiologico: tutti gli altri
mammiferi, abbandonata la mammella, abbandonano il latte.

Eppure la bianca bevanda continua a godere di un’aura alimentare
dorata, soprattutto quando si parla di controllo e prevenzione
dell’osteoporosi. Ma anche l’epidemiologia lo conferma: sono
proprio i paesi dove si consumano più latticini e proteine
animali a fare i conti con l’osteoporosi.

Il problema è la dieta e l’aumento di acidità
provocato dalla digestione delle proteine animali. L’accumulo di
acido impedisce al corpo di depurarsi e questo equilibrio alterato
degrada il calcio.

Se l’acidità non viene eliminata le cellule non sanno
come tornare in equilibrio e purtroppo mettono in atto uno “scambio
ionico” svantaggioso: pur di depurarsi e smaltire l’eccesso
eliminano minerali preziosi, come calcio, ferro, magnesio e
potassio.

Anche l’American Journal of Clinical Nutrition lo ha confermato:
le donne consumatrici di proteine animali presentano una perdita
ossea superiore rispetto a quelle vegetariane. E non vale solo per
le donne.

Come fare allora per mantenere l’equilibrio? Innanzitutto
è necessario introdurre nella dieta più proteine
vegetali, soprattutto soia e legumi in genere (fagioli, piselli,
ceci, lenticchie…) e i cibi naturalmente ricchi di vitamina D
come broccoli, pesce azzurro, aringa, anguilla e salmone. Il
formaggio può rimanere sulla tavola, ma deve essere un
compendio alla dieta, altrimenti, tra l?altro, sale il
colesterolo.

Meglio invece dare più spazio a sesamo e alghe,
naturalmente ricchi di calcio. Se il sapore delle alghe non piace
basta ricordare che si possono assumere in semplici confetti. Il
loro contributo non mancherà di farsi sentire anche
sull’intestino, donando una buona regolarità funzionale.

 

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