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Uno studio americano ipotizza che all’espansione delle coltivazioni di soia in Brasile sia associata un’aumentata mortalità dei bambini per cancro a causa dell’esposizione ai pesticidi.
In Brasile, l’espansione delle coltivazioni di soia sarebbe correlata all’aumento della mortalità per cancro infantile e questo sarebbe dovuto a una maggiore esposizione ai pesticidi: lo ipotizza uno studio condotto dall’Università dell’Illinois Urbana-Champaign e pubblicato su Pnas, la rivista dell’Accademia nazionale delle scienze degli Stati Uniti.
I ricercatori hanno studiato le conseguenze sulla salute pubblica dell’esposizione ai pesticidi, concentrandosi sui bambini in quanto popolazione più vulnerabile. Hanno esaminato in particolare le morti per leucemia linfoblastica acuta (LLA), il cancro infantile più comune trasmesso per via ematica. Lo studio si è concentrato sulle aree rurali con almeno il 25 per cento di suolo destinato all’agricoltura nei biomi dell’Amazzonia e del Cerrado e si è basato su dati sanitari, demografici, informazioni sull’uso del suolo e dell’acqua.
“I risultati suggeriscono che circa la metà dei decessi per leucemia pediatrica in un periodo di dieci anni potrebbe essere collegata all’intensificazione dell’agricoltura e all’esposizione ai pesticidi”, ha spiegato Marin Skidmore, autore principale dello studio. A un aumento di 10 punti percentuali nella produzione di soia è associato a ulteriori 0,40 decessi tra i bambini sotto i 5 anni e a 0,21 decessi sotto i 10 anni ogni 10mila abitanti. In totale, si stima che 123 bambini sotto i 10 anni siano morti per leucemia associata all’esposizione ai pesticidi tra il 2008 e il 2019, su un totale di 226 decessi segnalati per leucemia nello stesso periodo. Lo studio non fornisce un nesso causale diretto tra l’esposizione ai pesticidi e le morti per cancro, ma i ricercatori hanno adottato una serie di parametri per escludere altre potenziali spiegazioni.
Gli studiosi hanno esaminato l’uso dell’acqua come principale fonte di esposizione ai pesticidi, i quali defluiscono nelle acque superficiali: circa il 50 per cento delle famiglie rurali possedeva un pozzo o una cisterna al momento del censimento agricolo del 2006, mentre il restante 50 per cento dipendeva dall’acqua superficiale come fonte di acqua potabile. “La preoccupazione è che i nostri risultati siano solo la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Skidmore. “L’esposizione ai pesticidi può anche provocare casi non mortali di leucemia e c’è il rischio di ripercussioni su adulti e adolescenti”.
Il Brasile è il più grande produttore al mondo di soia e tra i principali paesi che fanno più uso di pesticidi. La produzione di soia nell’area del Cerrado è triplicata dal 2000 al 2019, mentre nella regione amazzonica si è registrato un aumento di 20 volte, da 0,25 a 5 milioni di ettari destinati alla coltivazione di soia. Anche l’uso di pesticidi nella regione di studio è aumentato da tre a dieci volte durante il periodo. I coltivatori di soia brasiliani utilizzano pesticidi a un tasso per ettaro 2,3 volte superiore a quello degli Stati Uniti.
“L’espansione e il boom della soia rappresentano per molti versi un’enorme vittoria per l’economia brasiliana”, ha dichiarato Skidmore. “Ma vogliamo sottolineare che quando i cambiamenti avvengono velocemente, ci sono dei rischi associati, e questo non riguarda solo il Brasile. Dobbiamo trovare un equilibrio in cui otteniamo i benefici produttivi mitigando al contempo eventuali rischi potenziali, specialmente quando si verifica una rapida implementazione di queste tecnologie in una regione sottosviluppata o povera”. Secondo gli studiosi, questa mitigazione potrebbe avvenire attraverso la formazione e l’istruzione per i lavoratori agricoli, normative sull’uso sicuro dei pesticidi e l’accesso all’assistenza sanitaria. In riferimento a quest’ultimo fattore, nello studio emerge come l’aumento dei decessi pediatrici osservati per leucemia in seguito all’espansione della soia era limitato ai comuni che si trovavano a più di 100 chilometri da un centro di oncologia pediatrica.
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