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Lewis Pugh ha costeggiato la costa meridionale dell’Inghilterra per attirare l’attenzione sui problemi che affliggono l’oceano. Un’impresa non facile, che il nuotatore ha voluto rendere ancora più difficile.
Aggiornamento 29 agosto – Il nuotatore Lewis Pugh è riuscito nell’impresa: è arrivato al porto di Dover, sulla costa sudorientale dell’Inghilterra, dopo aver percorso a nuoto il canale della Manica da ovest a est. Indossando soltanto costume, cuffia e occhialini, Pugh ha percorso 530 chilometri in 49 giorni, per un totale di 500mila bracciate in acque gelide. “Durante la traversata ho visto pochissimi animali”, ha twittato il nuotatore. “Al contrario, c’era plastica su tutte le spiagge. Abbiamo tolto i pesci dall’oceano per rimpiazzarli con i rifiuti”. Il 48enne ha deciso di cimentarsi in qualcosa che nessuno aveva tentato prima d’ora per invitare i governi a proteggere gli oceani: con lui si è congratulato anche Michael Gove, segretario di stato per l’Ambiente. Speriamo quindi che lo sforzo non sia stato vano.
I’ve just touched Dover harbour wall. That’s the end. 530kms in 49 days. I’ve done my bit, now it’s time for Government to do theirs. #TheLongSwim pic.twitter.com/Nd97TnGHd7
— Lewis Pugh (@LewisPugh) 29 agosto 2018
“Sarà dura, l’acqua è fredda e piena di meduse”. Lewis Pugh, un ragazzone di 48 anni nato sulla costa meridionale dell’Inghilterra, scherza di fronte alle telecamere dei giornalisti. L’impresa che sta per compiere, però, non è uno scherzo: ha intenzione di nuotare per 530 chilometri in acque gelide, indossando soltanto slip, cuffia e occhialini. Una pazzia? Forse. Il suo obiettivo è quello di attirare gli occhi della gente su qualcosa che a volte perde di vista: l’oceano.
Pugh partirà il 12 luglio da Land’s End, l’estrema punta occidentale del Regno Unito, per raggiugnere a nuoto la cittadina di Dover, all’estremità opposta dell’isola e punto esatto in cui termina il canale della Manica. Tanti l’hanno attraversato per raggiungere la Francia, ma nessuno prima d’ora l’ha percorso lungo la costa meridionale dell’Inghilterra. Nuotando dalle cinque alle sei ore al giorno, ci vorranno circa 50 giorni per portare a termine il viaggio.
“Mangia quanto un orso polare”, scherza la moglie. I giornalisti di Sky news raccontano di aver visto Pugh fare colazione con una ciotola di yogurt, frutti di bosco, pane tostato e marmellata, più un piatto di ostriche – il tutto annaffiato da svariate tazze di caffè. Uno strato di grasso è indispensabile per sopravvivere alle basse temperature, ce lo insegnano gli animali marini che vivono ai poli. Durante la traversata, il nuotatore dovrà consumare circa 10mila chilocalorie ogni 24 ore.
“Il livello di difficoltà è massimo”, ha detto l’atleta. E se lo dice lui, bisogna fidarsi, visto che di imprese inadatte ai comuni mortali ne ha già compiute diverse. È stato il primo, nel 2007, a circumnavigare a nuoto il polo Nord. Dopo quell’esperienza ha giurato che non si sarebbe mai più tuffato in acque gelide – come dargli torto – invece tre anni dopo ha sentito parlare del lago Imja sul monte Everest, uno specchio d’acqua a 5.300 metri d’altezza e si è detto: “Perché non farci un tuffo”. Non è matto, un motivo c’era: quel lago si è formato a causa del disgelo e Pugh voleva far sapere a tutto il mondo cosa sta accadendo a causa del riscaldamento globale.
È lo stesso motivo per cui ha deciso di partire ora. Da piccolo non amava le favole, ma le storie di esploratori che andavano alla scoperta di mondi sconosciuti. Guardava rapito le cartine geografiche che suo padre amava appendere alle pareti di casa. Era passato soltanto un mese dalla sua prima lezione di nuoto quando, a 17 anni, ha nuotato da Robben Island a Cape Town – dove studiava Giurisprudenza. Allora ha capito che “portare a termine un lavoro ti dà il potere e l’energia per dedicarti a obiettivi ancora più grandi”. Sembra proprio che Lewis Pugh non si arrenderà: finché non verrà ascoltato, nuoterà sempre di più. E l’oceano ha bisogno di persone come lui.
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