
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
In Kazakistan dalla metà di maggio oltre 120mila saighe sono morte, decimate da una misteriosa epidemia che potrebbe condurle all’estinzione.
La saiga (Saiga tatarica) è una specie di antilope dal muso buffo e sgraziato ma irresistibile, tale e quale ad Alf, protagonista dell’omonima sitcom degli anni Ottanta. Questa vicenda, però, non ha niente di buffo, da qualche settimana si sta infatti verificando un’inspiegabile moria di questi mammiferi.
Dalla metà di maggio ad oggi in Kazakistan sono morti oltre 120mila esemplari di saiga, dimezzando la già minacciata popolazione dell’Asia centrale. Questa piccola antilope risalente all’Era glaciale un tempo popolava a milioni le steppe asiatiche, negli ultimi decenni però bracconaggio e perdita dell’habitat hanno rapidamente ridotto la popolazione di saiga del 95 per cento.
Nel 2002 la specie è stata inserita nella lista rossa delle specie a grave rischio di estinzione dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), da allora, grazie all’istituzione di aree protette e a piani di conservazione, il numero di esemplari è cresciuto.
La nuova emergenza potrebbe compromettere il lavoro fatto e rappresenta «un durissimo colpo per gli sforzi di sopravvivenza portati avanti negli anni da questa specie», si legge in un comunicato dell’Onu. Le saighe sembrano essere vittime di una potente epidemia che, sotto forma di diarrea acuta e crisi respiratorie, fa morire le antilopi in poche ore.
Il fenomeno è assolutamente anomalo perché presenta un tasso di mortalità del 100 per cento, dagli adulti ai cuccioli, ed è arrivato in un momento particolarmente critico, è infatti la stagione del parto per le saighe. Le cause dell’epidemia sono ancora ignote, gli scienziati della Convenzione sulle specie migratorie (Cms) che stanno seguendo la vicenda hanno però formulato delle ipotesi.
Negli animali morti è stata riscontrata la presenza di due tipi di batteri che potrebbero aver ucciso gli animali, batteri che però sono solitamente benigni e si trovano normalmente nello stomaco delle saighe, qualcos’altro deve aver quindi indebolito il sistema immunitario degli animali. Si ipotizza anche un’emorragia epizootica, scatenata da un virus trasmesso dalle mosche.
Potrebbe esserci inoltre un’altra causa, anche se sembra la meno probabile, l’avvelenamento da carburante. Nei pressi della steppa kazaka dove vivono le antilopi sorge infatti il cosmodromo russo di Bajkonur.
«Stiamo cercando di capire se qualcosa nel clima o nell’ambiente è cambiato e ha indebolito le difese immunitarie delle saighe», ha spiegato Aline Kühl-Stenzel dell’Unep.
Secondo i biologi i tassi di mortalità sono ora in calo e le saighe hanno straordinarie capacità di ripresa, anche dopo drastici crolli di popolazione, grazie alla loro fertilità. Nel corso della sua vita una femmina può dare alla luce oltre venti esemplari. Ma l’antilope più strana del mondo, relitto di un’epoca ormai scomparsa, è ancora in grave pericolo.
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