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Il mercato delle auto elettrificate è in costante crescita. Con l’incremento dell’offerta di elettriche e ibride, si riduce il divario rispetto ai modelli con motore termico. Diesel in caduta libera.
Mercato auto. A quanto pare, dati alla mano, la pandemia non ha solo modificato le nostre abitudini quotidiane, ma pure quelle di acquisto. Siamo diventati più sostenibili? La risposta è affermativa, almeno per quanto concerne il “fattore” automotive. Sicuramente molte di queste scelte sono state condizionate dagli incentivi statali, che hanno contribuito positivamente ad alimentare un certo interesse verso tutto ciò che rientra sotto la denominazione elettrico ed ibrido (plug-in incluso). Ma già il fatto di averci quanto meno pensato è un passo significativo verso una nuova consapevolezza tecnologica, sempre più percepita come un vantaggio (indubbiamente anche economico) e non un limite.
Senza troppi giri di parole, basta analizzare i dati del mercato forniti dall’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae). Numeri che non lasciano spazi a dubbi circa il cambiamento del mercato auto nel nostro paese. Una realtà che per quanto legata alle motorizzazioni tradizionali (vedi benzina e diesel) sta assolutamente cambiando passo. Soprattutto se si prende come periodo di riferimento i primi cinque mesi di quest’anno paragonati a quelli del 2019. Il 2020 oggettivamente non fa testo, perché la chiusura di molte attività e il lockdown hanno limitato fortemente l’acquisto di nuove vetture.
Ma il dato interessante rimane significativo: nei primi 5 mesi dell’anno sono state immatricolate 203.257 modelli elettrificati, contro le 182.108 a gasolio. Ma il dato che forse lascia più basiti è il balzo fatto rispetto a due anni fa, quando nel medesimo lasso di tempo le ibride immatricolate erano state solo 46.497, quindi un salto in termini percentuali pari a più 295,1 per cento. Non siamo diventati tutti ecologisti nel corso del 2020 e, a onor del vero, va sottolineato che nella classificazione delle ibride rientrano anche le cosiddette mild-hybrid. Ovvero quella tipologia di vettura in cui l’unita elettrica, che sostituisce di fatto motorino d’avviamento e alternatore, fornisce supporto al motore a combustione, ma senza fornire direttamente la trazione al veicolo. Una tecnologia ampiamente diffusa che distingue la maggior parte delle auto in vendita, anche quelle compatte e i Suv, ossia i modelli dominanti nelle vendite.
Certo, se si parla di auto a basse emissioni il riferimento va soprattutto alle vetture 100 per cento elettriche e alle ibride plug-in (Phev o ibride “con la spina”). Ma prima di entrare nel dettaglio, urge una breve parentesi proprio su quest’ultima tipologia. Automobili dal grande potenziale, soprattutto per chi vive con l’ansia d’autonomia, che spesso non sono usate nel modo idoneo. Per poterle utilizzare correttamente bisogna sfruttarle quanto più possibile nella sola modalità elettrica. Le autonomie garantite dalle versioni più recenti sono ampiamente nell’ordine dei 50 chilometri. Distanza che dovrebbe assecondare le necessità quotidiane dell’automobilista medio.
Per questo diventa necessario disporre di una fonte di ricarica domestica o di un luogo di lavoro che ne sia attrezzato. Solo così sarà possibile caricarle quotidianamente, usarle massivamente come fossero auto elettriche e utilizzare il motore termico solo per le lunghe distanze. Considerazioni necessarie in fase di acquisto, altrimenti la spesa non vale la resa. Tornando invece all’evoluzione del mercato, la crescita di questa tipologia di vettura è stata davvero rilevante. Ancora una volta sono i numeri a rendere al meglio l’idea. Pensate che nel 2019 ne erano state immatricolate appena 2.117 nei primi 5 mesi dell’anno. Mentre nel 2021 quello stesso numero è cresciuto di ben 15 volte, arrivando a quota 30.821 unità. Numero che in percentuale si traduce in un più 1449,8 per cento. Ecco perché la precisazione di prima sul loro corretto utilizzo diventa ancora più fondamentale.
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