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Temperature alte e precipitazioni scarse minacciano le vacanze sulla neve. Sono 100 le stazioni sciistiche francesi con poche speranze di sopravvivere.
Chi ama sciare dovrà accontentarsi di un numero limitato di stazioni, dovrà salire a quote sempre più elevate e dovrà stare molto attento a scegliere il periodo della propria settimana bianca. I cambiamenti climatici, infatti, minacciano centinaia di stazioni sciistiche su tutto l’arco alpino, in particolare quelle ad altitudini medio-basse.
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A certificarlo, è uno studio presentato nella città transalpina di Grenoble nel febbraio 2015, firmato da un gruppo di ricerca del Cnrs diretto dal glaciologo Jérôme Chappellaz. L’analisi si concentra in particolare sulle montagne francesi, ma rappresenta evidentemente un allarme anche per gli altri paesi che ospitano la catena alpina.
“La stazione meteo installata a col de Porte dal 1960 (sul massiccio della Chartreuse, nel dipartimento dell’Isère, a 1.326 metri di altitudine, ndr) – ha spiegato lo scienziato – ci conferma una diminuzione molto marcata dell’innevamento. Ciò dipende direttamente dall’aumento della temperatura media globale, che in cinquantacinque anni ha provocato un calo dell’altezza media della coltre, in inverno, da 120 a 50 centimetri”.
Secondo il rapporto del Cnrs, nella stessa condizione versano circa cento stazioni sciistiche francesi: “Entro un decennio, due al massimo, tutti le piste da sci al di sotto dei 1.800 metri sono condannate. La neve scenderà di tanto in tanto, ma ormai non c’è altro da fare se non pensare alla loro riconversione”. Thierry Gamot, sindaco di Autrans, comune situato sull’altopiano del Vercors, tra 1.050 e 1.700 metri di altitudine, ne è cosciente: “È da anni ormai che ci prepariamo, diversificando le nostre attività”.
A confermare le previsioni negative è, d’altra parte, anche la cronaca di questi giorni. A pochi giorni da Natale, perfino all’Alpe d’Huez, che raggiunge i 3.300 metri, solo trenta piste su 130 sono aperte. “Ci salva solo la neve artificiale”, spiega Christian Reverbel, direttore della stazione. Secondo l’agenzia Meteo France, in tutte le alpi francesi l’innevamento è “debole” o “estremamente debole” rispetto ai valori normali per la stagione. Nelle Alpi meridionali, in particolare, il deficit arriva anche all’80 per cento.
In Italia, a Madonna di Campiglio, per consentire l’apertura della stagione sciistica sono stati utilizzati 400 mila metri cubi di neve artificiale. Ma la produzione costa cara, e consumano moltissima energia (benché gli impianti di ultima generazione siano più efficienti). A metà dicembre, la coppa del mondo di sci in Val Gardena si è potuta disputare solo grazie ai fiocchi artificiali, grazie ai quali si sono disegnate lunghe strisce di neve in mezzo ad un paesaggio autunnale. A Hochfilzen, la prova di biathlon del 13 dicembre si è disputata in condizioni analoghe.
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