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Un rapporto commissionato dal ministro dimissionario della Transizione ecologica, Nicolas Hulot, e da quello dell’Economia chiede di rilanciare il nucleare francese.
A tre giorni di distanza dalle dimissioni del ministro della Transizione ecologica francese Nicolas Hulot, il quotidiano economico Les Echos ha pubblicato in esclusiva i contenuti di un rapporto sulla costruzione di nuovi reattori nucleari che l’ex membro del governo del primo ministro Edouard Philippe “ha avuto solo il tempo di sfogliare”. Ma che “probabilmente ha avuto il suo peso sulla decisione di lasciare l’esecutivo”.
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Nel testo, che nella scorsa primavera era stato “commissionato” dallo stesso Hulot e dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire (appartenente al partito Repubblicano, la destra transalpina), le conclusioni sono l’esatto contrario di ciò che Hulot ha da sempre sostenuto, ovvero la necessità di diminuire fortemente la produzione di energia nucleare, puntando invece sulle rinnovabili. Il documento, al contrario, non soltanto non suggerisce di chiudere alcuna centrale. Ma indica addirittura la “necessità” di costruire sei nuovi reattori Epr, sigla che denota reattori di terza generazione ad acqua pressurizzata, a partire dal 2025.
.@N_Hulot parti, de nouveaux réacteurs #nucléaires en prévision ? https://t.co/lFDXAwkI5j
— Novethic (@Novethic) 31 agosto 2018
In altre parole, la linea dell’ex inviato speciale della presidenza francese alla Cop 21 di Parigi è stata sconfessata totalmente. Un anno fa, infatti, Hulot aveva annunciato la volontà di chiudere 17 reattori nucleari. Il che non rappresentava una “fuga in avanti” del ministro, ma semplicemente il rispetto della promessa elettorale del presidente Emmanuel Macron. Che si era impegnato a confermare il piano annunciato dal suo predecessore, il socialista François Hollande, ovvero diminuire al 50 per cento la quota di energia atomica, entro il 2025, contro l’attuale 76,3.
Il tutto a partire dalla chiusura della vecchissima centrale di Fessenheim, pianificata negli anni Sessanta dall’allora presidente Charles De Gaulle, ed entrata in servizio nel 1978. Che Hollande aveva assicurato di chiudere entro la fine del suo mandato, senza però mantenere la parola.
Deux industriels pro-nucléaires préconisent la construction de 6 réacteurs EPR. Le gouvernement prêt à relancer la construction des centrales? Emmanuel Macron et sa cour de lobbies sont décidément “réfractaires au changement” et à la transition écologique.https://t.co/6eVwyss4fe
— Génération.s (@GenerationsMvt) 30 agosto 2018
Il nuovo rapporto indica dunque una linea diametralmente opposta. Ma anche al di là della vicenda politica e personale di Hulot, ciò che stupisce è l’indicazione in sé. Un reattore Epr è infatti già in costruzione in Francia dalla società Areva (di recente ribattezzata Orano), a Flamanville, in Normandia. E il progetto, oltre ad aver accumulato un ritardo clamoroso, si è rivelato un pozzo senza fondo in termini finanziari. Il costo del primo reattore francese di terza generazione, inizialmente stimato a 3 miliardi di euro, raggiungerà infatti (almeno) la cifra stratosferica di 10,5 miliardi.
Un film già visto ad Olkiluoto, in Finlandia, dove la stessa Areva costruisce dal 2005 un reattore Epr che, secondo le stime iniziali, sarebbe dovuto entrare in funzione nel 2009. L’azienda ha affermato che ciò non avverrà, invece, prima del 2019. E ha già previsto perdite per 3,9 miliardi di euro, ovvero più del prezzo di vendita del reattore, pari a 3 miliardi.
Il rapporto pro-nucleare, tra l’altro, è stato redatto da Yannick d’Escatha, ex dirigente del Commissariato dell’energia atomica, e da Laurent Collet-Billon, fino ad un anno fa Delegato generale agli armamenti. “La cosa più sorprendente – scrive Les Echos – è che Hulot abbia accettato tali profili”. Tanto più che lo stesso ex ministro, nella trasmissione radiofonica durante la quale ha annunciato le proprie dimissioni, ha definito l’energia nucleare “una follia inutile”.
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