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Che cosa può fare il mondo del business per raggiungere gli Sdgs entro il 2030? Una relazione di Dnv Gl lo spiega.
L’astronave Terra sta procedendo nella giusta direzione? Ad un anno dal lancio dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile da parte delle Nazioni Unite, Dnv Gl fa il punto della situazione. Ovvero tenta di dare il quadro generale e capire quali sono le aziende che meglio stanno lavorando per raggiungere questi obiettivi.
Secondo il rapporto “mentre molti degli obiettivi progrediranno rapidamente in diverse regioni del mondo, questo tipo di azione non sarà abbastanza veloce o abbastanza equa e arriverà ad un costo ambientale inaccettabile”.
Mentre i Governi, le ong e le grandi compagnie sono impegnate per rispettare gli impegni degli Sdgs, il rapporto sottolinea come nessuno di questi sarà raggiunto in tutte le regioni del mondo. Ovvero la disuguaglianza tra le varie aree del pianeta continuerà.
Ma è lo stesso amministratore delegato Remi Eriksen ad essere ottimista: “Per la maggior parte, le imprese hanno la tecnologia, le persone e i processi per migliorare il mondo. La sfida, quindi, non è essere pi intelligenti, ma adottare le soluzioni proposte”.
Tra i 17 punti, a vedere i migliori risultati finora sono quelli legati alla salute e al benessere, all’istruzione di qualità, all’acqua pulita e igiene, all’energia pulita ed accessibile e all’industria, innovazione e infrastrutture.
Mentre è proprio la transizione energetica a favore delle energie rinnovabili e a basso tenore di carbonio ad avere una marcia più lenta. Il rapporto spiega che di questo passo, entro il 2037, il tenore di carbonio in atmosfera sarà pericolosamente sopra i valori limite, incrementando in questo modo gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Dnv Gl conclude: “Il settore privato ha un ruolo chiave da svolgere, rappresentando il 60 per cento del Pil mondiale. Il mondo del business può essere la chiave di volta: le società per azioni possono scegliere di amplificare il cambiamento – in meglio o in peggio”.
“Con oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, un tasso di occupazione femminile inferiore al 50 per cento, oltre 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano; con investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1 per cento del Pil, tassi di abbandono scolastico del 27,3 per cento per i figli di genitori meno istruiti a fronte del 2,7% per i figli di genitori in possesso di laurea e un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area OCSE; con significative disuguaglianze di genere e un’inaccettabile violenza sulle donne (76 femminicidi dall’inizio dell’anno); con tutte le specie ittiche a rischio, un degrado ambientale forte soprattutto in certe zone del Paese; con il 36 per cento di persone che vive in zone ad alto richio sismico e un’alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani; con una transizione troppo lenta alle fonti rinnovabili rispetto agli accordi di Parigi, l’Italia dimostra di essere ancora molto lontana dal percorso di sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 e dagli impegni sottoscritti all’ONU un anno fa. Eppure sappiamo di non avere alternative per garantire un futuro al Paese”.
Così si è espresso il Portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini, presentando oggi alla Camera dei Deputati il Rapporto dell’ASviS su “L’Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, prima analisi della situazione dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi e 169 Target dell’Agenda 2030.
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