Il riscaldamento globale rischia di provocare la scomparsa dell’habitat naturale degli orsi polari. La cui sopravvivenza potrebbe diventare impossibile.
Se gli orsi polari saranno privati del loro habitat naturale, ovvero della calotta glaciale, saranno sostanzialmente spacciati. Moriranno di fame e la loro specie, di qui alla fine del secolo, sarà pressoché estinta. A lanciare l’allarme sulla sorte che potrebbe toccare ai plantigradi – dipesa dall’aumento della temperatura media globale e dal conseguente scioglimento dei ghiacci polari – è uno studio pubblicato il 20 luglio dalla rivista scientifica Nature Climate Change.
Polar bears could become nearly extinct by century’s end if climate change continues unabated, scientists saidhttps://t.co/vLwYdjL4br
D’estate i ghiacci artici potrebbero sciogliersi del tutto
Gli autori si sono concentrati proprio sulla scomparsa progressiva dell’ecosistema nel quale vivono gli orsi cacciando le foche, indispensabili per la loro alimentazione. Tali carnivori sono abituati a digiunare per mesi. Ovvero quando, in estate, la superficie della calotta è ridotta. Ma la situazione nei prossimi decenni potrebbe risultare decisamente più grave.
Secondo quanto indicato dallo Special report 1.5 del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc), soprattutto nel caso in cui la temperatura media globale dovesse superare i 2 gradi centigradi (nel 2100, rispetto ai livelli pre-industriali), per gli orsi la vita potrebbe diventare impossibile. Basti pensare che, una volta ogni decennio, nel corso del periodo estivo la calotta artica potrebbe sciogliersi completamente.
Le femmine degli orsi polari potrebbero non riuscire a produrre latte
Proprio al Polo Nord, infatti, il riscaldamento globale procede infatti ad un ritmo ben più veloce rispetto alla media delle superfici emerse e degli oceani di tutto il mondo. Ciò, in particolare per le femmine degli orsi polari, rappresenta un grave problema: “In primavera, quando escono dalle tane, devono essere in grado di cacciare abbastanza foche da stoccare un quantitativo sufficiente di grasso per poter produrre latte e nutrire i piccoli durante il digiuno estivo”, ha spiegato all’agenzia AfpSteven Amstrup, uno degli autori dello studio, dirigente dell’associazione Polar Bears International.
"Polar bears are already sitting at the top of the world; if the ice goes, they have no place to go"
Scientists warn polar bears could be lost by 2100 unless more is done to tackle climate change https://t.co/R8Two6NayZ
“Abbiamo stimato – ha aggiunto Peter Molnar, dell’università di Toronto – il peso minimo e massimo degli orsi, predisponendo dei modelli che indicano il loro dispendio energetico. Abbiamo quindi calcolato il numero massimo di giorni di digiuno sopportabili prima che il tasso di sopravvivenza di adulti e piccoli cominci a declinare”. Il risultato è che le difficoltà riscontrate dalla specie e il calo della riproduzione metteranno in pericolo “quasi tutte le popolazioni di orsi di qui al 2100”, avverta Amstrup.
È sempre più urgente, dunque, agire per limitare la crescita della temperatura media globale, azzerando il prima possibile le emissioni nette di CO2.
Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.