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Uno studio ha rivelato che il tipo di plastica di cui sono fatti i palloncini è il più letale per molte specie, come albatros e berte.
I palloncini sono un perfetto esempio della nostra civiltà: sono fatti di plastica, sono usa e getta (o quasi) e in nome di un effimero piacere provocano gravi danni all’ambiente, riflettendo la nostra cronica incapacità di avere una visione olistica e a lungo termine. Siamo abituati ad associare i palloncini a feste ed eventi lieti, per la fauna marina, invece, in molti casi significano una morte straziante. Un nuovo studio ha infatti evidenziato come la plastica di cui sono composti i palloncini sia il tipo di plastica più letale per gli uccelli marini.
L’obiettivo dello studio, intitolato A quantitative analysis linking seabird mortality and marine debris ingestion e pubblicato sulla rivista Scientific Reports, era quello di comprendere l’effettivo impatto dei palloncini di plastica sulla vita marina. I ricercatori della Csiro Oceans and atmosphere e dell’università della Tasmania hanno esaminato il contenuto degli intestini di oltre 1.700 uccelli marini morti dell’ordine dei Procellariformi, che comprende 147 specie e di cui fanno parte petrelli, berte e albatri.
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Dallo studio è emerso che, tra gli uccelli morti a causa dell’ingestione di plastica, gli uccelli che inghiottono frammenti di palloncini hanno 32 volte più probabilità di morire rispetto agli uccelli che mangiano solo plastica dura, come mattoncini di Lego o bastoncini di lecca-lecca o cotton fioc. I palloncini sarebbero particolarmente attrattivi per questi animali poiché possono assomigliare a calamari, prede abituali per i Procellariformi, ed emanare profumo.
This is what balloons look like when they burst up in the atmosphere and fall into water. Very easy to see how wildlife would mistake this for food isn’t it @bbctheoneshow @defrauk? ??#2MinuteBeachClean #balloonsblow @BalloonsBlow @2minbeachclean pic.twitter.com/IUEXTefwBX
— Harper and the Hound (@harperathound) 21 marzo 2018
Il vero pericolo risiede però nella loro morbidezza, che gli consentirebbe di raggiungere le cavità dello stomaco degli uccelli e attorcigliarvisi. “Un pezzo di plastica dura deve essere della forma e delle dimensioni sbagliate per bloccare una regione nell’intestino degli uccelli, mentre gli oggetti in gomma morbida possono contorcersi e rimanere bloccati”, ha spiegato Lauren Roman, ricercatrice del Csiro e dell’università della Tasmania e principale autrice dello studio.
Gli uccelli marini sono tra gli uccelli più minacciati al mondo, quasi la metà delle specie è in declino e il 28 per cento è ritenuto in pericolo. Tra le cause principali di questo allarmante calo c’è l’immensa e oscena mole di plastica che riversiamo in mari e oceani. Secondo una ricerca pubblicata nel 2015, fino al 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha residui di plastica nelle viscere.
Alla luce del gravissimo impatto dei palloncini sugli uccelli marini sarebbe necessario vietarne la produzione o, quantomeno, sostituire i polimeri plastici con materiali biodegradabili. Già numerose città in diversi paesi, come Stati Uniti, Australia e Canada, hanno deciso di bandire i palloncini per tutelare la biodiversità marina. In Italia il comune di Maruggio, in provincia di Taranto, è stato nel 2017 il primo a vietare il lancio di palloncini, i cui resti erano stati rinvenuti negli stomaci di tartarughe, delfini e capodogli, seguito ora dai comuni di Giovinazzo e Bitonto. “Può sembrare un piccolo gesto – aveva dichiarato il sindaco di Maruggio, Alfredo Longo, commentando l’ordinanza – ma sicuramente ha un enorme valore, è un atto di tutela e amore nei confronti degli animali marini”.
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