
La sostenibilità è un concetto che si presta a molteplici interpretazioni e declinazioni. Chiarirne il perimetro è fondamentale per garantirci un futuro.
La ricetta per la crescita economica è semplice quanto sorprendente: niente consumo di suolo, sì alla difesa dei parchi italiani.
Se l’Italia non ha perso un numero consistente di visitatori nell’ultimo anno, bisogna dire grazie al turismo sostenibile. Nel 2011 i parchi italiani hanno registrato 101 milioni di presenze per un valore economico
complessivo di 10,9 miliardi di euro e una crescita del 3 per cento rispetto all’anno precedente.
I dati emergono dal convegno “Parchi come luogo di incontro tra green economy e green society” che si è tenuto il 30 ottobre all’orto botanico di Palermo. Eppure questi numeri potrebbero essere anche più belli con strategie e politiche migliori in grado di dare il giusto peso ad aree naturali rimaste finora marginali.
Se poi si coordinasse la sfera del turismo naturalistico con quella del turismo artistico e culturale, l’Italia potrebbe fare davvero un salto di qualità e ripartire economicamente, con possibilità di crescita nel lungo periodo. Secondo quanto riportato da Antonio Cianciullo su Repubblica.it “in Italia abbiamo la metà delle specie vegetali presenti sul territorio europeo e un terzo di quelle animali. I parchi nazionali ospitano oltre 1.700 centri storici, circa 150 musei, quasi 300 tra castelli, rocche e fortificazioni, oltre 70 ville storiche, circa 200 siti archeologici, quasi 300 edifici di culto tra santuari, monasteri e chiese rurali”.
Valorizzare tutto ciò sarebbe come far esplodere un potenziale che riesce a dare risultati ottimi anche in assenza di
un contesto adeguato. Un potenziale descritto molto bene da Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi: “Se lo spread di un paese si misurasse in biodiversità, l’Italia sarebbe la Germania d’Europa. Può sembrare un paradosso, ma non è così perché le 57mila specie animali e le 5.600 specie vegetali rappresentano un’enorme ricchezza dell’Italia non solo in termini di patrimonio ambientale”.
La ricetta finale per la crescita economica, dunque, sembra tanto semplice quanto sorprendente per i risultati che si possono ottenere. Niente consumo di suolo, niente grandi opere, nessuno sviluppo urbano basato sul cemento o su nuove costruzioni. Per garantire a tutti gli italiani un futuro sereno, tornare a crescere economicamente e competere con gli altri paesi industrializzati, basterebbe conservare, proteggere e dare nuova vita a quanto di buono abbiamo entro i nostri confini. Sia per nostro merito (arte e cultura) sia per nostra fortuna (la natura che ci circonda).
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