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Il problema di Venezia è l’acqua alta. Forse, ma non solo. Da tempo, il traffico in Laguna è una piaga che affligge la città. L’affollamento delle imbarcazioni, con conseguenti rischi per la sicurezza di turisti e operatori, provoca una concentrazione d’inquinanti tutt’altro che marginale. Nei primi quindici giorni di dicembre, ad esempio, le centraline di
Il problema di Venezia è l’acqua alta. Forse, ma non solo. Da tempo, il traffico in Laguna è una piaga che affligge la città. L’affollamento delle imbarcazioni, con conseguenti rischi per la sicurezza di turisti e operatori, provoca una concentrazione d’inquinanti tutt’altro che marginale. Nei primi quindici giorni di dicembre, ad esempio, le centraline di rilevamento della qualità dell’aria hanno registrato sensibili esuberi delle polveri sottili. Secondo l’Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, il 45 per cento dello smog è legato all’utilizzo dei natanti. Cosa fare per contrastare questo fenomeno e, in generale, per ridurre l’impatto ambientale della navigazione turistica? Dalla Francia, più precisamente da Parigi, arriva una proposta sostenibile, elettrica e rinnovabile.
Si chiama SeaBubble ed è un’imbarcazione a propulsione elettrica, alimentata mediante energia solare. Simile a un aliscafo, è una capsula adibita al trasporto passeggeri – può contenere sino a cinque persone – destinata a fungere da taxi fluviale o, in genere, a prestare servizio in contesti nei quali sia assente un moto ondoso sostenuto. Oltre a navigare a zero emissioni, ha il pregio di poter essere ricaricata anche mediante una classica colonnina, così da funzionare regolarmente nei periodi di scarso irraggiamento. Secondo gli ideatori, il velista francese Alain Thébault e il windsurfista svedese Anders Bringdal, potrebbe costituire l’unità di base di un innovativo sistema di trasporto sull’acqua a ridotto impatto ambientale.
La città di Parigi ha concesso il via libera alla società SeaBubbles per effettuare una serie di collaudi lungo la Senna, dove saranno provate le nuove imbarcazioni. Se non si verificheranno inconvenienti, a febbraio 2017 verranno costruite in serie le prime capsule e da giugno inizierà la distribuzione dei taxi sostenibili. I vettori, come accennato, sono alimentati mediante energia solare e realizzati in fibra di vetro e schiuma ad alta densità, così da contenere il peso e, soprattutto, i costi. Il funzionamento è quanto di più simile a un aliscafo: quando la velocità aumenta l’imbarcazione si solleva sulle apposite “ali” così da offrire una ridotta resistenza all’avanzamento, inferiore di circa il 40 per cento alle barche tradizionali. Un vantaggio tutt’altro che marginale in un contesto nel quale ogni stilla d’energia è preziosa.
Le SeaBubble possono raggiungere velocità nell’ordine dei sei/otto nodi, equivalenti a undici/quindici chilometri orari, senza generare onde, a tutto vantaggio della sicurezza di navigazione in contesti a elevato affollamento; impossibile, in proposito, non pensare ai canali di Venezia, così come ai principali porti turistici italiani. L’autonomia tocca i cento chilometri ed è allo studio la realizzazione di moli dedicati che, grazie alla presenza di pale sotto il livello dell’acqua mosse dalle correnti, generino energia da destinare alle imbarcazioni, sommandosi alla fonte solare e dando vita a un sistema di trasporto virtuoso. Non resta che attendere la prossima estate per vedere i primi taxi SeaBubble in azione lungo la Senna.
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