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Una perdita di acque reflue in un impianto francese al confine con il Belgio ha provocato la morte di tonnellate di pesci.
Tonnellate di pesci morti sono state rinvenute nelle acque del fiume Schelda, in Vallonia (Belgio). Parliamo di una quantità che varia tra le 50 e le 70 tonnellate e la causa della morte di questi animali potrebbe essere legata ad una perdita di acque reflue fuoriuscita dagli impianti industriali dello zuccherificio Tereos. Situata a Cambresis, in Francia, appena al di là del confine con il Belgio, la società ha già negato la propria responsabilità, ma ha anche ammesso l’esistenza di una perdita negli impianti rinvenuta il 9 aprile. Perdita che, afferma la stessa Tereos, sarebbe stata riparata immediatamente il giorno dopo, facendo tornare alla normalità l’acqua fluviale già a partire dal 13 aprile.
#Pollution massive de l’#Escaut: les plaintes se multiplient https://t.co/0uMFDXFLZj pic.twitter.com/UDeTS3KKSG
— VDN Cambrai-Caudry (@VdnCambrai) May 5, 2020
Secondo le indagini in corso, le sostanze entrate in contatto con l’acqua del fiume proverrebbero dagli scarti di barbabietola da zucchero, ricchi di materia organica che può comportare l’abbassamento dei livelli di ossigeno nei fiumi. L’incidente ha interessato – oltre a un tratto di fiume lungo 36 chilometri – anche la regione delle Fiandre, nella quale si sarebbero manifestati i medesimi danni, seppur in maniera meno grave.
Le autorità belghe hanno accusato la Francia di aver sottovalutato l’emergenza e di non aver agito tempestivamente per limitare i danni ambientali. A oggi non è ancora arrivata alcuna dichiarazione da parte del ministero della Transizione ecologica francese, interpellato da diversi comitati locali, ai quali si è aggiunto il partito Génération-S, che ha scritto al governo francese denunciando il più grave danno ambientale degli ultimi 20 anni nella regione dell’Alta Francia. Il ministro dell’Ambiente della Vallonia Celine Tellier ha accusato la Francia di essere in possesso delle informazioni necessarie “ma di non aver agito in tempo” aggiungendo che alla Tereos “verrà richiesto un risarcimento danni per un milione di euro”.
L’inquinamento delle acque di scarico è tra la cause principali della deossigenazione delle acque fluviali e marine. Su questo argomento si concentra l’ultima campagna lanciata dagli attivisti di Fridays for future. Oltre all’inquinamento, le altre due principali cause di deossigenazione sono da ricercarsi nell’aumento dell’azoto derivato dalla combustione di fonti fossili e nel riscaldamento degli oceani.
Oggi circa 700 regioni acquatiche in tutto il mondo hanno concentrazioni di ossigeno troppo basse, mentre erano solo 45 negli anni Sessanta. In queste zone aumenta la presenza di microbi e meduse, organismi che hanno bisogno di meno ossigeno, e che proliferano a scapito dei pesci. Campagne come quella di Fridays for future servono dunque a ribadire la necessità di azzerare le nostre emissioni nette di CO2, al fine di preservare gli ecosistemi ancora intatti. Prima che sia troppo tardi.
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