
Rigenerazione e salute. Sono le parole chiave che è tempo di sovrascrivere a quelle attuali di impoverimento e degrado, imposte dall’agricoltura intensiva. Una sostituzione che scuote equilibri e merita attenzione.
Lo rivela una classifica di Eurostat che vede nelle prime quattro posizioni anche Francia, Spagna e Germania. Secondo lo studio, inoltre, i pesticidi più venduti sono i fungicidi.
L‘Italia è terza nell’Unione europea per la vendita di pesticidi nel 2016. È quanto rivela una classifica elaborata da Eurostat analizzando i dati disponibili di 20 Stati della Ue per avere un indicatore del consumo di pesticidi in agricoltura.
Il nostro Paese è risultato essere in terza posizione con quasi sessanta milioni di chilogrammi di pesticidi venduti, preceduto da Spagna e Francia e seguito dalla Germania: questi quattro paesi da soli rappresentano il 79 per cento del totale dei pesticidi venduti, ma sono anche i principali produttori agricoli dell’Ue poiché possiedono complessivamente il 46 per cento della superficie agricola totale utilizzata e il 47 per cento del totale delle terre coltivabili. La classifica prosegue con Romania, Portogallo, Ungheria, Belgio, Grecia, Finlandia, Austria, Irlanda, Danimarca, Slovacchia, Croazia, Lettonia, Slovenia, Cipro, Malta. Quali sono i pesticidi più venduti? Fungicidi e battericidi (46 per cento), seguiti da erbicidi (29 per cento) e da insetticidi e acaricidi (11 per cento).
Nei giorni scorsi il Gruppo dei Verdi (Greens/EFA) ha presentato all’Europarlamento uno studio in cui ha fatto analizzare dal laboratorio francese Ires 148 campioni di capelli raccolti da giugno a ottobre in sei paesi dell’Ue: Germania, Danimarca, Regno Unito (Galles), Italia, Francia e Belgio per cercare 30 tipologie di pesticidi differenti. La quantità maggiore di campioni con la più alta concentrazione di residui di antiparassitari (84,6 per cento di 13 persone) è stata trovata in Galles (Regno Unito) e la più bassa in Germania (44 per cento su un campione di 34 persone). Per quanto riguarda l’Italia è stata trovata la presenza di residui in oltre il 66 per cento dei 24 campioni analizzati. Tra le sostanze più presenti c’è il fipronil (45 per cento dei campioni), il cui uso è vietato in agricoltura dal 2017 ma è tuttora utilizzato come antiparassitario per animali domestici, poi Permetrina, Propiconazolo e Clorpirifos Etile, un pericoloso insetticida.
Un altro recente e interessante studio sui pesticidi è quello dei dipartimenti di Scienze e tecnologie agro-alimentari e di Medicina veterinaria dell’Università di Bologna e pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, in cui si prendono in considerazione gli effetti dei pesticidi sulle api solitarie. Lo studio evidenzia come l’esposizione combinata a più pesticidi sia una delle cause principali della moria delle api. Un solo pasto a base di un cocktail di pesticidi, un insetticida neonicotinoide e un fungicida, riduce la longevità dell’ape, ma ritarda anche lo sviluppo degli ovari diminuendo così la sua capacità riproduttiva.
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