Acqua

Ispra, la quantità di pesticidi nelle acque italiane continua ad aumentare

Che siano superficiali o sotterranee, le acque italiane sono contaminate dai pesticidi e la situazione peggiora di anno in anno. Il glifosato è tra questi: a denunciarlo è l’Ispra.

La quantità di pesticidi che i laghi e i fiumi italiani contengono è in costante aumento. Lo rivela l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel Rapporto nazionale pesticidi nelle acque del 2018. I dati riguardano il biennio 2015-2016: in quel periodo l’Istituto ha riscontrato la presenza di pesticidi nel 67 per cento dei 1.554 punti di campionamento, percentuale che nel biennio precedente era del 63,9 per cento. La situazione è simile nel caso delle acque sotterranee: il 33,5 per cento dei 3.129 punti di monitoraggio risulta contaminato; percentuale che nel 2013-14 corrispondeva al 31,7.

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Gli erbicidi utilizzati in agricoltura – primo fra tutti il glifosato – finiscono nelle acque italiane, sia superficiali sia sotterranee © Yulian Alexeyev/Unsplash

Le acque della pianura padano-veneta sono le più contaminate

C’è da dire che sono aumentate anche le località monitorate, anche se vaste regioni del Meridione risultano ancora scoperte, mancano i dati della Calabria e quelli della Liguria relativi alle acque superficiali. Quelle della pianura padano-veneta contengono la quantità più elevata di pesticidi, sia a causa delle caratteristiche idrologiche della regione, sia a causa dell’intensa attività agricola; senz’altro influisce il fatto che più del 50 per cento dei punti di monitoraggio della rete nazionale si trovino lì. In Veneto e Piemonte oltre il 90 per cento delle acque superficiali è contaminato, in Lombardia la percentuale supera il 70 per cento. Per quanto riguarda le falde acquifere, la situazione è particolarmente grave in Friuli Venezia Giulia, ma anche in Sicilia.

Il glifosato è l’erbicida che supera più spesso la soglia consentita

Nonostante l’attenzione dei consumatori sia in costante aumento e stia spingendo i governi a regolamentare l’utilizzo dei pesticidi in modo più severo, il 23,9 per cento dei punti delle acque superficiali e l’8,3 per cento di quelle sotterranee presentano concentrazioni superiori al limite consentito: questo vale soprattutto per il glifosato, che oltrepassava la soglia massima nel 24,5 per cento dei casi, e per il suo metabolita Ampa (un derivato altrettanto tossico) che era in quantità eccessive nel 47,8 per cento dei punti monitorati. Il glifosato è l’erbicida più utilizzato in Italia e nel mondo, ma l’Agenzia per la ricerca sul cancro, organo dell’Organizzazione mondiale della sanità, sostiene che sia un probabile cancerogeno per l’uomo. 

“Bisogna cambiare modello agricolo”

Su 35.353 campioni analizzati, sono state rilevate 259 sostanze contaminanti, 35 in più rispetto alla precedente edizione. Di queste, alcune sono fuori commercio da diverso tempo, per esempio il ddt e l’atrazina, bandita 26 anni fa. Altre, invece, sono state recentemente vietate, vale a dire tre neonicotinoidi pericolosi per le api. Quella del 2018 ha poi messo in evidenza più delle precedenti edizioni la presenza nelle acque di miscele, con un numero medio di circa 5 sostanze e un massimo di 55 in un singolo campione.

A partire dal 2002 la vendita di prodotti fitosanitari è diminuita, ma nel periodo 2014-15 è aumentata sensibilmente, raggiungendo quota 136.055 tonnellate. Fortunatamente, continua a calare in modo costante la vendita di prodotti tossici e molto tossici, crollata del 36,7 per cento. “La situazione, nonostante una generale tendenza alla diminuzione delle vendite dei pesticidi e diserbanti, è molto grave”, avverte Maria Grazia Mammuccini, portavoce della campagna Cambia la Terra, promossa da FederBio con Isde – Associazione medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e Wwf. “Il punto è che si spendono soldi pubblici per ridurre l’uso dei pesticidi e invece i pesticidi nelle acque aumentano. Le misure in atto non bastano: bisogna cambiare modello agricolo”, conclude Mammuccini. A ribadirlo è anche la Fao (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) che sottolinea l’importanza di un ritorno alle origini dove uomo e natura vivono in armonia.

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