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Secondo un nuovo studio la conservazione dell’Amazzonia brasiliana ridurrebbe l’incidenza di alcune malattie.
Senza le foreste è più facile ammalarsi. Secondo una stima, infatti, il 24 per cento delle malattie che affliggono il pianeta può essere attribuito a fattori di rischio ambientali.
Per alcune malattie specifiche la percentuale è ancora più alta, la diarrea è legata al 94 per cento alle condizioni ambientali, le infezioni alle vie respiratorie devono il 41 per cento della loro esistenza all’alterazione dell’ambiente, mentre la malaria il 42 per cento.
Partendo da questi presupposti alcuni ricercatori si sono chiesti se sia possibile creare, o ripristinare, un ambiente che potrebbe impedire alcune di queste malattie.
Un nuovo studio, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, ha esaminato gli sforzi di conservazione della foresta pluviale brasiliana, in particolare valutando la relazione tra le malattie e il degrado ambientale.
“L’Amazzonia brasiliana è un ambiente adeguato per esplorare l’impatto sulla salute provocato dai cambiamenti degli ecosistemi. Ha subito sia un rapido cambiamento di uso del suolo, compresa la conversione di quasi un quinto della copertura forestale originale per altri usi, sia significativi sforzi di conservazione, come la creazione di aree protette che coprono il 44 per cento della regione”, si legge nello studio.
I ricercatori hanno scoperto che le politiche di gestione del territorio sono legate in maniera evidente alla salute delle persone che vi abitano.
La costruzione di strade, ad esempio, è associata all’aumento delle infezioni respiratorie acute e della malaria, quest’ultima potrebbe essere spiegata con l’abbattimento degli alberi che favorisce la riproduzione delle zanzare. Al contrario, le aree in cui vige una rigida protezione, come i parchi nazionali, sono associate ad riduzione di tutte e tre le patologie analizzate.
Sono ormai numerose le ricerche che hanno dimostrato gli effetti benefici della natura, secondo uno studio nel 2010 gli alberi hanno assorbito 17 tonnellate di CO2, contribuendo a salvare 850 vite umane. È inoltre provato che il contatto con l’ambiente riduce sensibilmente lo stress e aumenta la memoria.
Il nuovo studio mostra, in maniera evidente, un legame diretto tra gli sforzi di conservazione e una salute migliore.
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