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Il 16 aprile la prima cordata femminile nepalese ha raggiunto la vetta della decima montagna più alta del mondo, l’Annapurna.
43 anni non sono pochi, ma sono quelli passati dall’ultima volta che una cordata femminile ha messo piede sulla vetta dell’Annapurna (8.091 metri), la decima montagna più alta del mondo. Era il 1978 e alla base della “dea dell’abbondanza”, così come viene definita in sanscrito, una spedizione americana composta da alpiniste della American womens’s Himalayan expedition partì per tentare di arrivarne in cima. Solo tre di loro riuscirono a raggiungere la vetta, Arlene Blum, Vera Komarkova e Irene Miller, due invece morirono durante la salita (Alison Chadwick-Onyszkiewicz e Vera Watson).
Il 16 aprile sull’Annapurna, a fine giornata, c’era un’aria decisamente diversa, di una gioia contagiosa. 68 alpinisti avevano raggiunto la vetta in quel solo giorno, battendo il record dei 32 del 1 maggio 2016, ma i festeggiamenti al campo base riguardavano un piccolo gruppo in particolare, che ricordava in qualche modo quel giorno di 43 anni fa.
Tra sherpa e scalatori, sulla cima della montagna ad abbracciarsi c’erano anche sei donne nepalesi: Purnima Shrestha, Dabhuti Sherpa, Sharmila Tamang, Maya Sherpa, Pasang Lhamu Sherpa Akita e Dawa Yangzum Sherpa, le prime del loro paese ad essere arrivate così in alto sull’Annapurna. Due di loro sanno di averlo fatto in modo diverso dalle altre, decidendo di non usare l’ossigeno durante l’ascesa, ma lo specificano solo i giornali il giorno dopo, su quella vetta sono arrivate tutte, poco importa come.
Molte di loro non sono sconosciute al mondo della montagna: nel 2016, Pasang Lhamu Sherpa Akita è stata scelta dai lettori del National Geographic come avventuriera dell’anno e nel 2006 ha realizzato la prima ascesa femminile del Nangpai Gosum (7.351 metri); in cordata con Maya Sherpa e Dawa Yangzum Sherpa sono state il primo trio nepalese al femminile a raggiungere la vetta del K2 (8.611 metri) nel 2014; più recentemente, nel 2019, la stessa Dawa ha realizzato la prima ascensione femminile nepalese del Makalu (8.485 metri).
I complimenti sono stati tantissimi, da parte di molti nepalesi, che, nonostante il blocco del turismo imposto dalla pandemia, hanno saputo sfruttare questo periodo per sfidarsi sulle montagne di casa, così come anche da parte di personaggi alpinistici noti come Conrad Anker. C’è chi ha fatto notare loro che la vetta è arrivata esattamente tre mesi dopo il K2 invernale dei loro connazionali. A noi piace immaginare che sia arrivata un giorno qualunque, un giorno che colma quei lunghi 43 anni.
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