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Come i cambiamenti climatici stanno trasformando lo sport, ma soprattutto il destino olimpico di molte atlete e atleti solo per la loro provenienza geografica.
Solidarietà, diritto al lavoro, democrazia dell’economia e della Terra. Sono queste le parole chiave del messaggio di Vandana Shiva per il primo maggio, festa dei lavoratori.
Siamo testimoni di tre pandemie che si stanno verificando simultaneamente. La prima è la pandemia da nuovo coronavirus. La seconda è quella della fame. La terza è la pandemia della perdita dei mezzi di sostentamento. Il coronavirus ha infettato finora oltre tre milioni di persone e ne ha uccise più di 200mila.
Il Programma alimentare mondiale (Pam) ha avvertito la comunità internazionale dell’incombente “pandemia di fame”, che ha il potenziale per interessare un quarto di miliardo di persone la cui vita e i cui mezzi di sussistenza saranno a rischio immediato.Oggi più di un milione di persone sono a rischio di malnutrizione e 300mila di esse potrebbero morire di fame ogni giorno per i prossimi tre mesi, sempre secondo il Pam.
C’è anche una “pandemia” relativa alla perdita di mezzi di sussistenza. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), “a causa della crisi economica creata dalla pandemia, quasi 1,6 miliardi di lavoratori dell’economia informale (che rappresentano i più vulnerabili sul mercato del lavoro), su un totale mondiale di due miliardi e una forza lavoro globale di 3,3 miliardi, hanno subito danni gravi alla loro capacità di guadagnarsi da vivere. Ciò è dovuto alle varie misure di lockdown che hanno coinvolto le loro attività e/o al fatto che lavorano nei settori più colpiti”.
Come sottolineato da Guy Ryder, direttore generale dell’Oil, “per milioni di lavoratori, non avere un reddito significa non avere cibo, non avere sicurezza e non avere un futuro. […] Con l’evolversi della pandemia e della crisi occupazionale, la necessità di proteggere i più vulnerabili diventa ancora più urgente”.
Tutte e tre le pandemie affondano le loro radici in un modello economico basato sul profitto, sull’avidità e sull’estrattivismo che ha accelerato la distruzione ecologica, aggravato la perdita dei mezzi di sussistenza, aumentato le disuguaglianze economiche e polarizzato e diviso la società tra l’1 per cento e il 99 per cento. In questo primo maggio, nei tempi della crisi del coronavirus, immaginiamo e creiamo nuove economie basate sulla democrazia della Terra e sulla democrazia economica, che proteggano la terra e l’umanità.
Affrontiamo tutte e tre le crisi attraverso la partecipazione democratica e la solidarietà. Attraverso la compassione assicuriamoci che nessuno soffra la fame, attraverso la solidarietà e la democrazia partecipiamo a plasmare le economie future per garantire che nessuno sia senza lavoro, che nessuna persona sia senza voce.
Le molteplici crisi che stiamo affrontando sono un campanello d’allarme: l’economia gestita dall’1 per cento non lavora per le persone e la natura. L’1 per cento definisce il 99 per cento della popolazione mondiale come “persone inutili”. La loro idea di futuro è basata sull’agricoltura digitale e senza agricoltori, su fabbriche automatizzate e sulla produzione senza lavoratori. Abbiamo l’obbligo di creare economie che non distruggano la natura, non distruggano i mezzi di sussistenza e i diritti dei lavoratori; economie che non distruggano la nostra salute diffondendo malattie e pandemie, che non provochino la perdita di mezzi di sussistenza, di libertà, di dignità e del diritto al lavoro, che non inaspriscano il problema della fame nel mondo.
Creiamo economie a “fame zero” proteggendo i mezzi di sussistenza dei piccoli agricoltori che ci forniscono l’80 per cento del cibo che consumiamo. Creiamo economie di solidarietà circolari e locali, che sostengano i venditori ambulanti e i piccoli dettaglianti, i quali danno forma alle comunità riducendo al contempo l’impronta ecologica. Nella prossima fase post Covid-19, rigeneriamo l’economia con la consapevolezza che tutte le vite sono uguali, che siamo parte della Terra, che siamo esseri ecologici, biologici, che il lavoro è un nostro diritto ed è al centro della vita dell’essere umano. Ricordiamoci anche che la cura per la Terra e degli uni per gli altri è il lavoro più importante. Non ci sono persone usa e getta o inutili. Siamo un’unica umanità su un unico pianeta. L’autonomia, la coerenza, la dignità, il lavoro, la libertà, la democrazia sono il nostro diritto di nascita.
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