Il primo ministro del Sudan è stato arrestato dai militari. Si parla di colpo di stato

In Sudan la situazione è tesa dopo l’arresto di diversi membri del governo da parte dei militari. Migliaia di cittadini sono scesi in strada a protestare.

Nella giornata di lunedì 25 ottobre, il primo ministro del Sudan Abdalla Hamdok è stato messo agli arresti domiciliari dai militari. Essendosi rifiutato di esprimere pubblicamente il suo sostegno per un colpo di stato in corso, sarebbe stato poi trasportato in una località segreta. A dirlo è al-Jazeera, citando un comunicato diffuso dal governo.

Proteste in Sudan
Migliaia di cittadini sudanesi sono scese in piazza dopo gli arresti da parte dei militari © Afp via Getty Images

Cosa sta succedendo in Sudan

Le informazioni in arrivo dal Sudan sono ancora poche e frammentarie. Sembra che, oltre al premier, i militari abbiano arrestato anche Ibrahim al-Sheikh, ministro dell’Industria; Ayman Khalid, governatore dello stato di Khartum; Hamza Baloul, ministro dell’informazione; Mohammed al-Fiky Suliman, membro del sovrano consiglio; e Faisal Mohammed Saleh, consulente dello stesso Hamdok. La connessione a internet è stata interrotta e le reti statali hanno trasmesso musiche tradizionali patriottiche. Sembra che i militari abbiano anche preso d’assalto gli uffici della televisione di stato.

Migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale Khartum e di Omdurman, la città più popolosa del paese, per protestare contro quello che viene descritto come un colpo di stato. Dai video diffusi in queste ore traspare una situazione di grande tensione.

Proteste a Khartum
Le proteste del 25 ottobre 2021 a Khartum © Afp via Getty Images

La difficile situazione politica in Sudan

Già all’inizio di ottobre c’era stato un altro tentativo di colpo di stato in Sudan, poi fallito. Il 20 ottobre migliaia di persone erano scese in piazza per chiedere il pieno trasferimento del potere ai civili, come risposta a un sit-in di fronte al palazzo presidenziale di Khartum che, al contrario, premeva per il ritorno a un regime militare.

Stando a quanto riporta l’agenzia internazionale Associated Press, l’inviato speciale degli Stati Uniti nel Corno d’Africa Jeffrey Feltman aveva già incontrato le autorità sudanesi nel weekend, per cercare di appianare i contrasti tra i leader civili e quelli militari. Un tentativo che, evidentemente, è andato a vuoto. Washington sarebbe ora “profondamente allarmata” dai fatti delle ultime ore.

Per trent’anni, dal 1989 al 2019, il Sudan è stato governato da Omar al-Bashir, militare che aveva preso il potere dopo un colpo di stato, accentrando tutti i poteri su di sé. Ad aprile 2019 al-Bashir fu a sua volta spodestato e arrestato, in seguito a vaste e violente proteste popolari. Da allora il paese è stato impegnato in una difficile transizione verso la democrazia che dovrebbe portare alle elezioni nel 2023.

Da un lato, infatti, ha riacquisito una qualche affidabilità a livello internazionale, con la rimozione dalla black list americana delle nazioni che fiancheggiano il terrorismo e il via libera agli aiuti internazionali. Dall’altro lato, l’economia locale è stata messa a dura prova da una serie di riforme necessarie per accedere agli aiuti stessi.

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